«Il governo non garantisce elezioni regolari»
Così, se il premier Silvio Berlusconi decide di recarsi dai magistrati per dire quello che sa sulla vicenda Unipol-Bnl, la Quercia non ci sta e reagisce. Reagisce con i sue uomini di punta che, anche ieri, si sono resi protagonisti di una battaglia a distanza con il premier. Inizia Piero Fassino che, in mattinata, attraverso il suo portavoce Roberto Cuillo fa sapere di non voler partecipare a nessun confronto televisivo con il Cavaliere. «Piero Fassino - dice Cuillo - non parteciperà a confronti televisivi con Silvio Berlusconi. Non abbiamo nulla da dire a un provocatore». E se qualcuno non avesse capito Fassino rincara la dose nel pomeriggio. «Non abbiamo più la garanzia che con questo presidente del Consiglio e questo governo si possa andare alle elezioni in un clima civile e di rispetto per tutte le forze politiche» afferma il segretario Ds arrivando a Assisi per la Tavola della Pace. «È una grande questione democratica - prosegue - che io credo si ponga seriamente e su cui tutti devono riflettere. Le elezioni sono un passaggio essenziale nella vita di una nazione e chi governa ha la responsabilità di creare condizioni ed un clima di serenità perché gli elettori possano votare senza tensioni e senza inutili conflitti. Tutto questo oggi in Italia non è garantito. Anzi, abbiamo la certezza del contrario: chi governa sta cercando di arrivare alle elezioni nel clima più torbido, conflittuale e teso possibile. Tutto questo è grave ed irresponsabile». Per Massimo D'Alema, invece, l'occasione per reagire arriva dalle indiscrezioni pubblicate da alcuni giornali secondo cui il premier, parlando ai magistrati, avrebbe fatto proprio il nome del presidente Ds. Per l'Unione, quello del premier, è un chiarissimo caso di «effetto boomerang», di una mossa che si rivolterà contro chi l'ha pensata causando il doppio dei danni che intendeva provocare. D'Alema parla di «politicizzazione della giustizia», e, non appena si diffonde la notizia della smentita al premier da parte delle Generali («sono - scrive la società di Trieste in una nota - prive di fondamento» le indiscrezioni secondo cui le assicurazioni avrebbero avuto pressioni da parte di politici per cedere la loro quota in Bnl) affonda il coltello. «Con la nota delle Generali - sottolinea D'Alema - il caso e chiuso. E Berlusconi ha fatto una gaffe micidiale che diventerà un boomerang per lui rendendolo ancora meno credibile agli occhi degli elettori. Resta il caso Berlusconi». Ci sarebbe da chiedersi, aggiunge maliziosamente D'Alema, se querelarlo; ma, alza le spalle: «Penso che ci si possa accontentare della condanna che gli arriverà dagli italiani il 9 aprile». E anche Fassino coglie la palla al balzo per un ulteriore attacco. «Il suo castello di carte false - ci mette il carico - è crollato miseramente in poche ore. Se è una persona onesta dovrebbe chiedere scusa pubblicamente a Massimo D'Alema». Il segretario Ds, poi, ricorda al presidente del Consiglio («un penoso imitatore di Igor Marini») tutta la «sceneggiata provocatoria» di Telekom Serbia. La stessa vicenda citata dal senatore diessino Guido Calvi, che ieri si è recato a colloquio alla procura di Roma. «Le parole di Berlusconi - osserva Calvi - sono state immediatamente smentite proprio dai diretti interessati, le Assicurazioni Generali. Berlusconi è poco attento a quanto accaduto con Telekom Serbia e il leasing di D'Alema. Appena apre bocca viene smentito e sbugiardato». Tra attacchi e reazioni la campagna elettorale va avanti.