Generali: nessuna pressione dai politici
Il presidente Antoine Bernheim è stato chiamato in causa direttamente dal premier che nella deposizione ai magistrati romani ha parlato di un incontro conviviale tra il numero uno della compagnia assicurativa e quattro dirigenti dei Ds. Ma le Generali con una nota fanno sapere che «le indiscrezioni su presunte pressioni che le Assicurazioni Generali avrebbero avuto da uomini politici per la cessione della loro partecipazione nel capitale sociale della Banca Nazionale del Lavoro, pari all'8,7%, sono del tutto prive di fondamento». Nella nota, inoltre, le Generali hanno precisato che «la linea da adottare in riferimento alla possibile vendita della suddetta partecipazione è stata unicamente decisa dal consiglio di amministrazione di Assicurazioni Generali e come comunicato dalla società si ispira solo a corrette logiche di mercato». Berlusconi ha riferito ai magistrati romani di un incontro con il presidente Bernheim. «Mi ha chiesto se c'era una posizione istituzionale del governo su quale cordata si preferisce. Ho risposto di no perchè in Italia c'è il libero mercato. Generali faccia ciò che riterrà più conveniente per i suoi azionisti e per Generali stessa». Generali è tuttora azionista della Bnl con l'8,7% e fa parte del Patto di sindacato sottoscritto nel 2004 con gli spagnoli del Bbva e l'imprenditore Diego Della Valle. Nel consiglio d'amministrazione dell'istituto di Via Veneto, presieduto da Luigi Abete, siedono due esponenti del Leone di Trieste: Aldo Minucci e l'amministratore delegato Giovanni Perissinotto. Una precisazione è venuta in giornata anche dal Gruppo Caltagirone. «In relazione alle indiscrezioni pubblicate su alcuni organi di stampa relativamente a presunte pressioni esercitate sul Gruppo Caltagirone da parte di esponenti politici in merito alla cessione della partecipazione detenuta in Bnl, si precisa che tali indiscrezioni sono del tutte prive di fondamento. Le decisioni sono state prese unicamente ispirandosi a corrette logiche di mercato». Francesco Gaetano Caltagirone è stato azionista di Bnl con circa il 5% del capitale ed ha guidato il cosiddetto contropatto della banca romana formato dagli immobiliaristi, tra i quali Giuseppe Statuto, Stefano Ricucci e Danilo Coppola. Il contropatto ritenne da subito non conveniente la valutazione di Bnl offerta dal Bbva per rilevare la Bnl e dopo aver chiesto un adeguamento del prezzo ha avviato trattative con Unipol per la cessione delle quote, a cui le hanno vendute il 18 luglio scorso. «Il comunicato delle Generali smentisce che ci sono state pressioni, non che ci sono stati colloqui con dirigenti Ds. La domanda è: i Ds sono in grado di smentire questi colloqui?» È questa il commento del ministro per le politiche comunitarie, Giorgio La Malfa a proposito dell'iniziativa del premier di recarsi in Procura per la vicenda Bnl. Ai cronisti che a Montecitorio gli hanno chiesto se Berlusconi ha fatto bene ad andare dai magistrati, La Malfa ha risposto affermativamente: «e che cos'altro avrebbe dovuto fare? Berlusconi ha sostenuto di avere notizie sul fatto che i Ds non si sono limitati a fare il tifo, ma che hanno partecipato attivamente al passaggio di pacchetti azionari; l'opposizione lo ha ripetutamente invitato ad andare dal magistrato e lui non poteva che andarci». «Berlusconi - ha insistito La Malfa - stava facendo un'osservazione sul piano politico, non su quello penale; ma prima Bertinotti e poi i Ds lo hanno quasi spinto ad andare dal magistrato; è chiaro che ci è dovuto andare».