Berlusconi accusa i Ds: pressing su Generali
Quattro esponenti della Quercia sono andati dal presidente delle Generali Antoine Bernheim che detiene l'8% delle azioni Bnl, il pacchetto decisivo per ottenere la maggioranza e certo non per chiedergli come stava di salute». Un incontro a tavola per discutere di fatti che il premier definisce «molto gravi politicamente» ma «non rilevanti sul piano penale». Il giorno dopo l'incontro con i pm di Roma, Silvio Berlusconi a «Conferenza stampa» su Raiuno, racconta per filo e per segno quanto ha detto ai magistrati a eccezione dei nomi dei dirigenti Ds che avrebbero partecipato all'incontro conviviale con Bernheim. La fonte di questo meeting segreto è stato indicato da Berlusconi in Tarak Ben Ammar, l'imprenditore franco-tunisino, che, dice il premier, «i magistrati possono tranquillamente interpellare». Berlusconi sottolinea di non aver parlato di «pressioni» ma i Ds «non possono dire abbiamo fatto solo il tifo e poi andare a contattare chi ha il pacchetto di azioni che determina o meno la possibilità di avere la maggioranza nell'ente che si vuole conquistare per il sistema finanziario Ds...» Il presidente rivela anche un incontro con Bernheim che gli aveva chiesto «se c'era una posizione istituzionale del governo su quale cordata si preferisce». A lui Berlusconi rispose che «in Italia c'è il libero mercato» e che quindi Generali facesse ciò che avrebbe ritenuto «più conveniente per i suoi azionisti e per Generali stessa». Il premier poi smonta il teorema della «diversità» dei Ds sulla questione morale. Il «collateralismo tra le coop rosse e le giunte di certe regioni sono qualcosa che dura da molti anni e questo non può far affermare alla sinistra che non c'è un intreccio tra politica e economia». Berlusconi ricorda che «vari sindaci, loro rappresentanti nelle giunte, sono finanziati come addetti, come assunti dalle cooperative. Sono sempre le stesse persone che una volta fanno il sindaco, un'altra il presidente della Lega Coop, un'altra fanno altre funzioni. Non sono persone diverse, ma sempre la stessa persona che fa tutto». Un esempio è «quello del presidente Turci». Berlusconi ribatte anche alle accuse di aver fatto un uso politico della giustizia andando dai pm romani. «Ma come? Sono vittima di una persecuzione giudiziaria che non ha eguali, una campagna che dura da 12 anni durante i quali mi hanno insultato, dileggiato, delegittimato, demonizzato». La deposizione ai magistrati peraltro era una strada obbligata. «Sono stati Bertinotti e Fassino a chiedermelo e il mio avvocato mi ha suggerito di andarci». L'evoluzione della vicenda Unipol e le ripercussioni che sta avendo sulla campagna elettorale come indicano i sondaggi ha galvanizzato Forza Italia. In serata mentre a raffica arrivavano le repliche dei Ds, Berlusconi ha riunito a Palazzo Grazioli i ministri di Forza Italia insieme al coordinatore Sandro Bondi, al vice Fabrizio Cicchitto e al consigliere economico Renato Brunetta. Sul tavolo la definizione del programma elettorale. Brunetta ha presentato una bozza del nuovo contratto con gli italiani. Cinque i temi che compaiono sul documento: casa, lavoro, fisco, famiglia e infrastrutture. Ogni ministro ha avuto il compito di dare contenuti a questi temi indicando delle possibili proposte di legge. I partecipanti hanno descritto un Cavaliere al massimo della sua forma, come da tempo non si vedeva. «Stiamo rimontando, la vittoria è a portata di mano» ha detto aprendo la riunione. In contemporanea al programma è stato messo in moto il «motore azzurro» che marcia a pieni cilindri per riconquistare le regioni in bilico ma dove si giocheranno le partite decisive: Piemonte, Lombardia, Lazio, Puglia e Sicilia.