Soltanto il presidente Pera si è espresso a favore dell'abbattimento del vitalizio del 10%
Se in ballo ci sono i soldi gli accordi trasversali sono all'ordine del giorno. Altro che bipartisan. Ce lo vedete un senatore leghista strizzare l'occhiolino a un senatore diessino e votare alla stessa maniera? Ebbene i partecipanti al Consiglio di presidenza di palazzo Madama possono dire di aver davvero "provato Hurra!" Tutti assieme compatibilmente per evitare il taglio del 10 per cento sulle proprie pensioni previsto dalla Finanziaria. Tutti voti contrari a eccezione del presidente Pera che ha votato a favore, e due astenuti Domenico Fisichella e Franco Servello. Si è visto di tutto tra i 22 senatori, i segretari, i questori e i rappresentanti dei gruppi. La missione "salva pensioni" è stata portata a termine. Dopo un'aspra battaglia tra le mura amiche, e alla chetichella, come si suol dire a Roma, per il mondo esterno. In aula una forza, compatta e dirompente, pronta a smontare voto e motivazione del presidente Pera. Fuori tutti con l'indice sul naso, come all'uscita di una setta segreta e con l'intento di non far trapelare la notizia. Ma la notizia si è diffusa. E la figura fatta non è di quelle da incorniciare. A questo punto, si è cercato di metterci una pezza. E nella seduta in aula di ieri sono fioccate le richieste nei confronti di Pera per «riportare» la situazione, di per sé assai compromessa, sui binari della ragione. Richieste che riguardavano più la fuga di notizie che quanto deciso collettivamente. Tra i più ferrati i senatori Rollandin (Aut), Moro, Peruzzotti e Tirelli (leghisti), Passigli (diessino). Presidente perché la stampa sapeva tutto? Non è giusto verso i membri del Consiglio di presidenza, non è giusto verso le istituzioni. Bla bla bla, bla bla bla. Chi più ne ha più ne metta. Ma nessuno pronto a interrogarsi (chissa perché?!) se fosse giusta o no la decisione presa di non tagliare i vitalizi, le liquidazioni, le pensioni, come previsto dalla Finanziaria quando si parla di indennità parlamentari. Un taglio del 10 per cento che è rimasto sulla forbice. Motivazione: lo stipendio mensile (11 mila euro lordi) è indennità; il vitalizio no, in quanto ritenuto «collegabile alle pensioni». Quindi assolutamente vietato mettere di nuovo mano al portafoglio. Alla fine sotto processo c'è finita la stampa. Con il presidente Pera lì a rispondere che i giornali esplicano liberamente l'esercizio di cronaca e di commento. Ma il leghista Tirelli, incontentabile, a incalzare: «La Presidenza, in primo luogo, deve far sì che fatti del genere non accadano più. E in secondo luogo deplorare questo episodio». Ovviamente Tirelli si riferisce all'articolo, non alla decisione presa precedentemente. Dopo gli applausi la replica. «Ma come può un presidente del Senato - ha detto Pera, rispondendo al pressing - accontentare le vostre richieste e deplorare un articolo pubblicato su un quotidiano». Apriti cielo. Lo smacco subìto li ha offesi. Quello fatto no. Campa cavallo, che l'erba è sempre alta. Almeno per i senatori.