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IL RETROSCENA

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Perché sapeva che la Chiesa non aveva affatto gradito quella proposta, approdata in Giunta il 13 dicembre, che impegnava l'esecutivo regionale «a predisporre un provvedimento che preveda forme di assistenza indirizzate a persone che risultino legate da vincoli affettivi e conviventi anagraficamente, con carattere di stabilità». Non solo a favore delle famiglie, dunque, ma a qualsiasi altra forma di unione. Per quel provvedimento, fortissimamente voluto da Rifondazione Comunista, Piero Marrazzo aveva incassato prima le critiche, durissime, del settimanale del Vicariato «Roma sette». Poi, pochi giorni prima di Natale, subito dopo aver partecipato alla Messa celebrata per i dipendenti della Regione, era stato preso da parte da un prelato molto vicino al cardinal Ruini il quale gli aveva chiesto spiegazioni su quella proposta di delibera giudicata dalla Chiesa «inopportuna e fuori luogo». Per questo Marrazzo ieri, andando per la prima volta da quando è stato eletto alla consueta udienza del Papa con gli amministratori locali del Lazio, sapeva che Benedetto XVI avrebbe sicuramente affrontato il tema dei Pacs, specialmente dopo le polemiche scatenate dalla manifestazione che si svolgerà domani a Roma proprio a sostegno delle unioni di fatto. E probabilmente si è reso conto che portare in Giunta un provvedimento come quello sui Pacs, a pochi mesi dalle elezioni, è stato un errore politico gravissimo. Un errore che scopre il fianco del centrosinistra agli attacchi della Cdl in piena campagna elettorale. Lo hanno invece ben capito i suoi due colleghi Walter Veltroni e Enrico Gasbarra che all'appuntamento con il nuovo Pontefice si sono presentati con ben altre «credenziali». Il primo, pur essendo un uomo di punta di un partito, i Ds, che sostengono i Pacs, si è sfilato abilmente dalla polemica innescata nella capitale sulle unione di fatto spiegando che si tratta di un argomento che riguarda il Parlamento. E, da abile uomo di comunicazione qual è, è riuscito a strappare una battuta a Benedetto XVI — così diverso da Papa Wojtyla, con il quale il sindaco si era incontrato diverse volte — citando una frase in tedesco. Il cattolicissimo Enrico Gasbarra di Pacs invece non ha mai parlato e al nuovo Pontefice ha portato in dono un «bambinello», una scultura del '600. Il presidente della Regione Lazio, così, ha finito per essere schiacciato tra i due. E anche il suo discorso al Papa è stato da tutti giudicato di tono assai inferiore rispetto a quello di Walter Veltroni e di Enrico Gasbarra. Ma l'udienza di ieri potrebbe anche aver segnato un nuovo capitolo nei rapporti tra il Vaticano e la Regione. Fino all'anno scorso, con Francesco Storace presidente, la Santa Sede sapeva di potere stare tranquilla. Tanto che ieri l'ex Governatore si è lasciato andare a un commento ironico: «Un anno fa, Karol Wojtyla esaltò lo Statuto della Regione Lazio, costruito a tutela della vita e della famiglia e inorgoglì gli amministratori. Un anno dopo..». Un anno dopo sembra veramente tutto cambiato. Il Vicariato nell'ultimo mese ha inviato diversi messaggi alla Regione facendo capire che la strada intrapresa non è quella che può portare a un buon rapporto. Segnali che qualcuno dovrebbe prendersi la briga di spiegare a Marrazzo: esporsi così a pochi mesi dal doppio appuntamento elettorale — per Palazzo Chigi e per il Comune — non è una dimostrazione di saggezza politica.

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