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Napolitano non s'arrende e bacchetta

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Il senatore a vita: «Sosteniamo la richiesta di maggiore democrazia interna»

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I lavori si sono infatti aperti con una relazione che, accedendo alle richieste fondamentali del Correntone, ha posto l'accento, in mezzo a una serie di proposizioni esaltanti l'unità e l'orgoglio del partito, sulla presa di distanza dall'operato di Giovanni Consorte degli ultimi mesi e sull'intera vicenda dell'Opa Unipol su Bnl. Accanto a questo, Fassino ha garantito alle minoranze una maggiore collegialità nelle scelte del partito, promettendo agli oppositori interni un utilizzo più incisivo e frequente dello strumento della presidenza della Direzione, nella quale sono presenti i membri di tutte le correnti. Quanto alla questione del partito democratico, Fassino (dopo essersi consultato nel pomeriggio di ieri con Prodi, assieme a D'Alema), è riuscito a glissare elegantemente su tempi e modi della costruzione del nuovo soggetto, non dando l'impressione di concedere troppo a chi si oppone strenuamente alla fusione coi Dl. Al di là del voto finale, la riunione si è configurata più come una tregua elettorale all'interno del partito, che lascia sul tavolo una serie di questioni, inerenti agli equilibri interni, alla strategia economica e al rapporto con gli alleati, che non era pensabili di poter risolvere con una discussione-lampo. Questioni di certo non sopite dall'intervento di Massimo D'Alema, il quale, con toni sarcastici e talvolta contraddicenti quelli della relazione di Fassino, non ha concesso nulla di più della amara constatazione del carattere «azzardato» dell'Opa Unipol e dei metodi poco trasparenti di Consorte, non procedendo però a quella sconfessione delle strategie manageriali della compagnia assicurativa, invocata sia a destra che a sinistra. Non a caso, il neo-senatore a vita Giorgio Napolitano, forse intuendo che l'ex-premier si sarebbe difeso attaccando e facendo fortemente leva sulla polemica antiberlusconiana, ha additato in modo pacato ma meticoloso quelli che a suo avviso sono stati gli errori tutt'altro che veniali del gruppo dirigente, a partire dalla pretesa di considerare un valore a priori la difesa dei manager «di casa nostra», anche in presenza di offerte serie da parte di imprese straniere, e soprattutto di alleanze poco trasparenti per gli imprenditori amici. Napolitano non ha mancato poi di accusare l'«anacronistica» ostilità di D'Alema a Confindustria, prima di sostenere la richiesta di democrazia interna avanzata dalla sinistra del partito. La relazione di D'Alema, inoltre, non mancherà probabilmente di rinfocolare la polemica con la Margherita di Francesco Rutelli, che sembrava archiviata, la cui accusa di collateralismo (termine al quale peraltro D'Alema ha attribuito un valore positivo) è stata definita una «sciocchezza». Nei prossimi giorni, l'Unione si ritroverà per un vertice, nel quale si dovrà fare il punto sulle strategia da mettere in campo per la campagna elettorale. Un compito oggi arduo per i leader del centrosinistra, le cui divisioni sul programma sono già emerse in modo palese, alla presentazione della prima bozza.

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