Milano, sale Dario Fo Ferrante trema
Il 29 gennaio si saprà se il candidato ufficioso, quello del «nocciolo duro» del centrosinistra, l'ex prefetto Bruno Ferrante, contenderà ufficialmente la poltrona di Palazzo Marino a Letizia Moratti, tranquilla e unica candidata della Cdl. Ma c'è una crescente incertezza sul risultato di queste primarie. Su Ferrante è arrivato proprio in questi giorni il «frutto avvelenato» di «finanziopoli» e che vede il quartier generale diessino nazionale nell'occhio del ciclone. Inevitabile che le vicende di Piero Fassino e di Massimo D'Alema si siano riversate negativamente sull'elettorato milanese. Bruno Ferrante, Dario Fo, Milly Moratti, Davide Corritore girano per mercati rionali, visitano istituti e ospizi, vanno in periferia, fanno una campagna elettorale da anni Sessanta e Settanta, ma i problemi che hanno di fronte sembrano incredibilmente collegati a piazza Affari, alla Borsa e alla finanza, alla scalata al Corriere della Sera. Tutti argomenti che in questo momento spiazzano anche gli impegnati «per l'ambiente e per la città a misura d'uomo». A Milano si ripresenta una questione morale, ma stavolta tutta interna alla sinistra. Secondo i sondaggi, il 30 per cento dell'elettorato milanese non sa se andrà a votare. E anche per le primarie non c'è affatto l'aria di entusiasmo che si era vista, in autunno, per il plebiscito nazionale su Romano Prodi. Il rischio è che da queste primarie dell'Unione possa uscire una clamorosa sorpresa: una spinta degli elettori verso i candidati dell'estrema sinistra, in primis Dario Fo, candidato più caro a Rifondazione.