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I Ds scoprono la paura della spallata giudiziaria

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Tra i delegati c'è il timore che dall'inchiesta su Consorte possano emergere nuovi elementi

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L'altra sera nello studio di Ballarò ospiti l'europarlamentare diessino Pierluigi Bersani, il ministro della giustizia Roberto Castelli, il vicecoordinatore nazionale di Forza Italia Fabrizio Cicchitto, il leader della Margherita Francesco Rutelli, il «Fondatore» (di Repubblica) per eccellenza Eugenio Scalfari e il direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli. Ad un certo punto quest'ultimo si lancia nell'analisi delle scalate estive. Prima esalta le sue «doti da preveggente» per aver detto «fin da marzo» che Fiorani & Co. altro non erano che dei «furbetti». Poi aggiunge «che l'inchiesta dimostrerà sempre di più come le scalate ad Antonveneta, Bnl e Rcs erano di fatto un unico grande progetto». Floris lo incalza: «Sa forse delle cose che non sono state ancora rese pubbliche?». Ma Mieli replica seccamente: «Tutto quello che so è stato pubblicato». Sarà la preveggenza di Mieli, sarà un certo clima di strisciante diffidenza ma ieri, durante la direzione nazionale dei Ds, era come se i conti non tornassero. Sono in molti a credere che la vicenda Unipol non si sia ancora definitivamente chiusa. Certo, dal punto di vista politico, tutto si è concluso a tarallucci e vino. Il partito ha ritrovato la sua (apparente) unità e un nemico comune da combattere (Berlusconi e il suo governo che ha messo in ginocchio l'Italia). La spaccatura evocata da molti è stata scongiurata da una riunione fiume che martedì notte aveva già chiuso la direzione prima che cominciasse. Una riunione dove D'Alema e Fassino sono stati messi con le spalle al muro obbligati ad accettare qualsiasi richiesta delle minoranze interne al partito. Il risultato è un ordine del giorno unitario, votato all'unanimità dalla direzione, che riassume le tre grandi questioni evocate in questi giorni (e contenute anche nella relazione tenuta ieri mattina dal segretario Fassino): le leggerezze commesse nella vicenda Unipol dalla dirigenza Ds, la difesa dell'onestà del partito dagli attacchi strumentali orchestrati dalla Cdl, un netto cambio di direzione nella gestione del partito attraverso un maggiore coinvolgimento delle minoranze. Ma qualcosa non torna. Sentire le parole di Fassino, senza clamorose novità oltre quelle già dette nei giorni scorsi, nei corridoi dell'hotel Quirinale si parla d'altro. Ci si interroga. Come mai un così netto e veloce cambio di direzione? Come mai D'Alema e Fassino hanno ceduto agli attacchi della sinsitra Ds? Veramente il Correntone è soddisfatto di questa maggiore collegialità che di fatto si concretizzerà in qualche riunione in più della Presidenza della Direzione Nazionale? Forse c'è dell'altro. Ma nessuno vuole parlarne, almeno pubblicamente. Tutti ostentano serenità. L'ordine del giorno unitario, scritto con il contributo di tutti, è la parola fine su una vicenda che si è trascinata fin troppo (manca poco al voto). Anche l'opposizione interna, che appena conclusa la relazione del segretario si raduna con Fabio Mussi e Cesare Salvi sulla terrazza del giardino interno dell'hotel, non ha nulla da aggiungere. Ma si vede che la decisione di aprire la Direzione ai giornalisti (originariamente doveva svolgersi a porte chiuse) non convince. «La riunione è finita ancora prima di cominciare» sentenziano. Il regolamento di conti interno è rinviato a data da destinarsi, a dopo le elezioni, almeno che non emergano nuovi elementi. Ed è proprio questo il nodo attorno a cui ruota tutto, possibili nuovi elementi. Le domande che assillano da giorni gli elettori della Quercia sembrano essere arrivate anche all'interno di questa Direzione. Sono in molti ad essere convinti che la vicenda non si sia chiusa con la pubblicazione dell'intercettazione della telefonata tra Fassino e Consorte. «Mi dicono che c'è tutto un fascicolo su D'Alema» commenta un deputato Ds. «A me hanno parlato di telefonate con Gnutti» gli fa eco un altro. Insomma il punto su cui la sinistra continua ad incartarsi sembra essere questo: ok, su Consorte abbiamo preso un abbaglio, ma se poi si scopre che c'è dell'altro? Il dubbio sta

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