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di GAETANO PEDULLÀ QUESTO divorzio è costato caro.

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Tanto è costato separare i destini delle società che fanno capo al presidente del Consiglio da quelli della Hopa, la cassaforte del finanziere bresciano Emilio «Chicco» Gnutti. Addio senza rimpianti, dunque, alla società che ha fatto da crocevia a tutte le operazioni più discusse degli ultimi anni, dalla scalata e la caduta di Roberto Colaninno alla Telecom, all'Opa di Gianpiero Fiorani sull'Antonveneta, fino al tentativo dell'Unipol di Giovanni Consorte di piantare la bandierina di Bologna sulla Banca nazionale del lavoro. Le società del Cavaliere avevano un'opzione per disfarsi di questa partecipazione e l'hanno esercitata cedendo tutto alla Fingruppo (controllante della stessa Hopa) e incassando 45 milioni e 766 mila euro. Ben 50 milioni e 688 mila euro meno di quanto era stata valutata la quota nel bilancio 2004. Così, anche se non si trattava di quote determinanti (Fininvest aveva il 2,73 e Mediaset il 2,53%), le aziende del Biscione ci hanno rimesso un mucchio di soldi. Tanto da dover subito rassicurare il mercato precisando che la rotonda minusvalenza non andrà a corrodere il dividendo atteso dagli azionisti per l'esercizio 2005, visto che l'operazione non comporterà nuovi esborsi di cassa. Telecom lontana. La mossa di ieri ha spezzato ogni punto di contatto tra gli interessi dell'inquilino di Palazzo Chigi e le scorribande di Gnutti, Consorte e i loro alleati. Ma l'operazione, che è già costata 50 milioni, ha anche un altro prezzo da pagare: l'allontanamento indiretto da quella Telecom che piace tanto al Cavaliere. Smentito il progetto di voler sfilare a Tronchetti il colosso italiano delle Tlc, Arcore ha riconosciuto in più occasioni la volontà di costruire sinergie con l'azienda dei telefoni. Per questo Berlusconi aveva comprato e tenuto in portafoglio la partecipazione in Hopa. Gnutti all'angolo. Ma intanto non è solo Berlusconi a voler prendere il largo dal salotto della finanza bresciana. Pure il numero uno di Telecom, Marco Tronchetti Provera ha dato ieri il benservito alla Hopa, spiegando in un'intervista a Il Sole 24 Ore che «ora Gnutti è incompatibile con Olimpia». Una risposta definitiva a quanto diceva il finanziere bresciano nei giorni caldi della scalata Antonveneta. In una intercettazione telefonica, infatti, Gnutti annunciava all'ad della Popolare Italiana Gianpiero Fiorani che «presto Tronchetti sarebbe arrivato a più miti consigli». Il riferimento era al rinnovo dei patti per il controllo di Olimpia (la holding che controlla il 18% di Telecom) dove Gnutti (una volta scalata l'Antonveneta) avrebbe pesato in modo sempre maggiore. Ma i progetti imbastiti tra Brescia, Lodi e Bologna si sono sciolti come neve a sole e adesso è Tronchetti a potersi disfare di un socio scomodo e sempre più isolato. Insieme ai Benetton (altro socio forte di Telecom), la Pirelli ha pronte le risorse (si parla di una cifra vicina ai 620 milioni) per comprarsi le azioni di Hopa e chiudere una volta per tutte il capitolo Gnutti. Una "lettera di licenziamento" che la Hopa tenterà in ogni modo di contrastare. Hopa si difende. La società ieri ha infatti riunito il suo Cda e ha fatto sapere di non voler rinunciare alla sua partecipazione in Olimpia, ma, consapevole che i patti prevedono che la disdetta possa arrivare anche dagli altri soci, ha chiesto di trattare «per provare le soluzioni più opportune e di reciproca soddisfazione». I contatti saranno presumibilmente avviati prima dell'8 febbraio, termine utile per ogni eventuale comunicazione di disdetta dei patti. Come previsto Stefano Bellaveglia, vicepresidente, ha assunto funzioni di presidente della società che sembra avere tutta l'intenzione di non volersi disimpegnare dall'avventura nella telefonia. Sul tavolo dei consiglieri sono arrivate anche le preannunciate dimissioni di Giovanni Consorte e Piero Luigi Montani, mentre nella prossima riunione del Cda, convocata per il 19 gennaio, verranno cooptati due nuovi rappresentanti per Unipol e Antonveneta così come per Fingruppo, in segu

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