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D'Alema già sogna la pensione. In barca

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Il presidente della Quercia: «Cercano di farci soffrire, ma è difficile che riescano». E parla solo di vela

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Infatti, che ci fa, verso le 18 di ieri, il «baffo» postcomunista più famoso d'Italia, mentre i suoi amici della Quercia, Piero Fassino in testa, escono dalla direzione dei Ds in una delle giornate più roventi del caso Unipol, tra altri sospetti e intercettazioni e sotto il fuoco incrociato di alleati ed ex amici? Parla di scotte e rande davanti a una folta platea di ufficiali di Marina in alta uniforme, con mogli e figli, tutti attenti e partecipi come ad una lezione universitaria di fine corso. Accanto a lui, al tavolo delle «autorità», a presentare il libro di Giuliano Gallo «Il padrone del vento», sulla vita dell'ammiraglio pluricampione Agostino Straulino, il generale Battelli (ex capo dei servizi segreti) e vari ammiragli, tra cui Giovanni Sotgiu, presidente del Circolo. Il presidente della Quercia, nonostante il ciclone che lo sta travolgendo da giorni, ostenta una calma serafica quando varca puntuale le porte del circolo ufficiali accolto da divise e medaglie. «Come si svolge qui la cosa?», chiede da organizzatore nato, inforcando gli occhiali. Si siede e comincia a sfogliare il libro che però confessa di aver letto già da tempo. «Sì, ho passato la giornata a fare altro...- confessa ad uno dei suoi ospiti - Ma ora sono qui. Stasera a cena? Non sapevo che fosse organizzata, altrimenti l'avrei detto a mia moglie. Ma non posso restare, sono sempre fuori, se non rientro stasera...». Qualcuno fa un cenno allo scandalo in corso. «La situazione? Beh, cercano di farci soffrire, ma è difficile che riescano....». Ma insomma, lei sarà pure molto più controllato di Fassino che sembra sull'orlo del suicidio ogni giorno di più, ma venire a parlare di vela-mare-barche in una giornata simile.... «Si tratta di un impegno previsto da tempo, tanto tempo», risponde il presidente e aggiunge: «Eppoi l'altro lavoro è finito alle 17, da questo momento ci occuperemo solo del comandante Straulino». Bene, e lei l'ultima regata quando l'ha fatta? Risponde sconsolato: «No, quest'anno niente regate. Però ho amici molto più liberi di me che mi tengono informato». Quindi tornerà presto a gareggiare in mare, nonostante la campagna elettorale? Scuote la testa. Ma qualcuno suggerisce la regata «Roma per tutti» del 23 aprile, due settimane dopo l'elezione. «Il 23 aprile? Beh, potrebbe essere un rientro niente male». È chiaro che sotto quella giacca blu ampia e un po' demodè da ex Pci ormai cresciuto, batte un cuore da velista sfegatato. Infatti, ricorda subito che a Genova, appena quattordicenne si iscrisse contemporanemente alla Lega navale e al partito. Un periodo di forti passioni. E adesso invece si ritrova ex presidente del Consiglio diessino con un diciotto metri da regata tutto in legno da un seicentomila euro. Mica male, però. «La vela? Molti scambiano la mia passione per un sfizio snob, invece è passione vera», si schermisce, da vero marinaio. Poi si parla di mare, di vento, di barche e del campione Straulino per circa un'ora e mezza. Per D'Alema è passione vera. Gli brillano gli occhi. Dimentica Consorte, le intercettazioni, Fassino e pure Berlusconi e si abbandona a cronache di regate del 1960 e giù di lì. Sembra più lupo di mare del capitano Achab. Si abbandona sognante a storie di attraversate oceaniche portate a termine da gente che si può chiamare solo Tobia o Bernard... L'ex dirigente di partito comunista si trasforma e sembra perfettamente a suo agio in mezzo a tanti generali a riposo, ufficiali scattanti, marinai in divisa, ma con microfono in mano. Parla a lungo di quando conobbe la prima volta Straulino a Genova e di quando lo ritrovò già maturo a Riva di Traiano, dove c'è il suo Ikarus II. Per caso parteciparono insieme alla regata dell'Epifania, «quella per famiglie», sottolinea modesto. Ma poi diventa nostalgico: «Beato Straulino che tutta la vita l'ha dedicata alla sua passione... Sì, sono invidioso, io che devo strappare qualche domenica che non ho comizi, per andar

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