«Parliamo agli indecisi, si parte dai pensionati»
Per questo rifacciamo il pentapartito». Publio Fiori, presidente della Dc, è su di giri. Dopo una serata passata a Palazzo Grazioli, anche lui, che appena qualche settimana fa sembrava rassegnato alla sconfitta, è tornato a parlare di vittoria. Che cosa l'ha convertita? «Il fatto che girando per il Paese mi sono reso conto che gli italiani non si vogliono abbandonare ad una coalizione dove trionfa tutto il nichilismo, il massimalismo, l'affarismo». Addirittura? «Certo, nell'Unione si va dai comunisti veri che sono rimasti ancora a Stalin ai post comunisti che, come si dimostra in queste giorni, si sono dati agli affari. Passando per il nichilismo dei radicali. Settimana dopo settimane la vittoria del centrosinistra appare meno certa perché gli italiani stanno capendo». E la Dc? Che farà? «Rifaremo il pentapartito. Faremo una lista noi della Dc, assieme ai socialisti di De Michelis, ad alcuni socialdemocratici, repubblicani e liberali. Sarà il pentapartito in piena regola». Ma non guardate troppo al passato? «Anzitutto, non abbiamo paura delle nostre radici. Al contrario, le rivendichiamo come rivendichiamo di essere gli eredi del cattolicesimo democratico che ha fatto l'Italia». E c'è spazio nel cetrodestra? «Certo, vogliamo fare un nuovo centro nel centrodestra». Centro nel centrodestra? «Esatto, una nuova formazione politica che sia capace di frenare l'emorragia e che anzi riesca ad intercettare una parte dell'elettorato che per adesso ha scelto il centrosinistra. Ma che con il tempo capirà che l'Unione è solo un sinistra-centro, per i moderati non c'è spazio». E la Dc come può attrarre questa parte di elettorato? «Come ho detto, come nel '48. Ripartire dai comizietti nelle case, nei salotti, andando a bussare porta a porta. C'è ancora un 27% di indecisi, abbiamo tutte le possibilità di recuperare. Insomma, la partita è aperta». Come pensa di attrarli? «Con la politica dei valori». Con la politica dei valori? «Certo, proprio nel momento in cui un po' tutti tendono a nascondersi, a celare le proprie caratteristiche, noi vogliamo andare nella direzione opposta. Siamo fieri della nostra identità e proprio per questo vogliamo rilanciarla». Ma come? Quale sarà il simbolo? Ci sarà anche il garofano rosso? «Sinceramente, non lo so. Non abbiamo parlato di una soluzione grafica, abbiamo badato solo alla sostanza che è tutta politica». D'accordo, ma quale sarà il simbolo prevalente? E come si fa a tenerli tutti assieme? «Si troverà una soluzione rispettosa di tutte le specificità. Ma questa è grafica, parliamo di politica». Lei ritiene che la Dc possa recuperare voti per il centrodestra. Ma in quali categorie? «In quelle marginali, magari meno interessate alla politica. Penso ai giovani, soprattutto quelli disoccupati». E poi sui pensionati? «Ecco, quello dei pensionati merita un capitolo a parte. Sono 17 milioni, nei confronti dei quali abbiamo ricevuto un impegno concreto da parte del premier. Dobbiamo lavorare tutti assieme perché le pensioni siano effettivamente agganciate al tasso di inflazione». Che cosa ne pensa del suo vecchio partito, An, che ha inserito il nome di Fini nel simbolo? «Rispondo con quello che ho fatto. Vado nella direzione opposta, pensiamo di fare un partito popolare, con la "p" minuscola. Nel senso di una formazione che stia tra la gente e non un partito elitario in cui pochi parlano e uno solo decide». F. D. O.