Il primo effetto, il piano dell'Unione scivola a sinistra
Il progressivo arretramento del principale alleato di Romano Prodi ha infatti rigenerato tutti i «cespugli» dell'Unione (in particolare quelli che fanno riferimento alla sinistra più radicale) che, ieri, sono tornati all'attacco su uno dei nodi più delicati, quello del programma. Neanche il tempo di presentare la bozza del programma dell'Unione messa a punto dopo settimane di discussione nei 12 tavoli tematici coordinati da Andrea Papini, che subito sono piovute critiche da Verdi e Rifondazione. Certo le 274 pagine della bozza (divise in 12 capitoli) sono ancora suscettibili di modifiche, ma già fanno discutere. I Verdi, alla fine del loro Esecutivo Nazionale, si sono dichiarati «sorpresi e insoddisfatti» per la bozza. «Abbiamo riscontrato diversi, troppi, passi indietro rispetto a quanto già concordato - hanno aggiunto - in particolare su temi come l'ambiente, la pace e l'economia». Critiche che hanno reso necessario un immediato vertice a piazza Santi Apostoli tra Romano Prodi e Alfonso Pecoraro Scanio. Un colloquio durato circa mezz'ora che, secondo quanto riferito da Pecoraro Scanio, è servito a chiarire i punti oscuri del programma. Critico anche il segretario del Prc Fausto Bertinotti anche se ha evitato di esprimere pubblicamente il proprio dissenso. «Non è il caso di dilatare in questo momento le nostre preoccupazioni sul programma dell'Unione entrando nei dettagli - ha detto Bertinotti -. Comunque abbiamo fatto conoscere al coordinatore del programma della coalizione le nostre osservazioni in merito, osservazioni che saranno discusse e affrontate dopo un confronto nella coalizione». Insomma, dopo aver passato le vacanze natalizie a condannare il «collateralismo» dei Ds, la sinistra dell'Unione torna a far sentire la propria voce. Anche se è probabile che la bozza del programma non farà discutere solo loro. Ma quali sono gli elementi portanti di queste 274 pagine. Come era immaginabile pensare di tutto un po'. I punti più delicati riguardano sicuramente le unioni gay e il ritiro delle truppe dall'Iraq. Sul primo punto, si legge nella bozza, l'Unione propone «il riconoscimento giuridico di una forma di relazione capace di assicurare prerogative e facoltà e di garantire reciprocità nei diritti e nei doveri». La bozza specifica che per tale riconoscimento «non è dirimente il genere dei contraenti». In estrema sintesi: sì alle unioni civili, anche gay. Abbastanza netta, anche la posizione sul tema del ritiro dall'Iraq. «Se vinceremo le elezioni - si legge -, immmediatamente proporremo al Parlamento italiano il rientro dei nostri soldati, definendone, anche in consultazione con le autorità irachene, le modalità affinché le condizioni di sicurezza siano garantite». Poi spazio a tutte le proposte possibili: dall'abolizione dei vantaggi fiscali delle rendite fino alle nuove regole per Bankitalia e Consob. Sul tema del lavoro l'obiettivo è ovviamente l'abrogazione della legge 30 che il governo ha ribattezzato legge Biagi, ma che l'Unione identifica come «legge Maroni». Mentre restano in piedi il nodo del conflitto di interessi e quello di un'effettiva riforma del sistema giudiziario. Ma nei 12 capitali trova spazio anche un secco no al ponte di Messina. «Riguardo al ponte sullo Stretto di Messina - si legge - proponiamo di sospendere l'iter procedurale in atto e di valutare in concreto le effettive priorità infrastrutturali nel Mezzogiorno». Insomma ce ne abbastanza per discutere e far discutere anche se, per il momento, le uniche voci discordi sono quelle che si sono alzate solo da Verdi e Prc. Forse per evitare sorprese Romano Prodi ha iniziato un giro di consultazioni con tutti i leader dei partiti in vista del vertice dell'Unione che dovrebbe tenersi tra la fine di questa settimana e l'inizio della prossima. Ma nuovi contributi al programma potrebbero arrivare già stamattina dopo l'incontro tra il Professore e i Radicali di Pannella. La soluzione sul programma e ancora lontana.