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IL PARTITO democratico non piace a Fausto Bertinotti.

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Così, ieri, il segretario di Rifondazione ha alzato la voce. «Resto dell'idea - ha detto ribadendo la propria ostilità al progetto - che il partito democratico sia un risposta inadeguata ai problemi che la sinistra ha di fronte perché oscura la ricostruzione di una politica che abbia nel lavoro una questione politica incidente». Ma subito ha precisato: «Non vogliamo ingaggiare polemiche noi stiamo lavorando a una sinistra radicale, i primi elementi di questa traiettoria si vedranno nelle liste per le prossime elezioni». L'idea, che ha questo punto sembra molto di più di un'idea, è sempre la stessa: favorire un'aggregazione della sinistra radicale, come sezione italiana del Partito della sinistra europea. «Quello del partito democratico - ha continuato il segretario del Prc - è un tema importante per le forze riformiste; noi della sinistra radicale perseguiamo il progetto di una aggregazione e in particolare, noi di Rifondazione, abbiamo lanciato la proposta di realizzare tale aggregazione come una sezione italiana del Partito della sinistra europea». La proposta, come spiega lo stesso Bertinotti, è rivolta principalmente a quelle «forze esterne molto significative appartenenti all'esperienza associativa». Insomma, quasi una risposta al movimento dei girotondi che, nelle scorse settimane, aveva auspicato un maggiore coinvolgimento di tutte quelle persone che possono ancora parlare ad un elettorato «deluso» dalla vicenda Unipol-Bnl. Una cosa è certa. Dovesse andare in porto il progetto bertinottiano, nella sinistra radicale si creerbbe qualche piccola tensione. Da tempo, infatti, si parla di una lista Arcobaleno che dovrebbe essere formata prevalentemente dall'aggregazione di Verdi e Comunisti italiani (con l'aggiunta di esponenti delle società civile e di politici di «lungo corso» come Achille Occhetto) e che dovrebbe presentarsi al Senato in 15 regioni su 20. Insomma, la partita per chi raccoglierà gli elettori delusi dei Ds, è già iniziata.

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