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Bologna verso il ricorso al Tar

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A Bologna, però, si pensa già al domani e a quali siano le strategie migliori da mettere in campo. I vertici della compagnia di via Stalingrado sono già al lavoro per stabilire se procedere con un ricorso al Tar o con nuove strategie di crescita, così come già indicato al momento della ricapitalizzazione da 2,6 miliardi della società a servizio dell'opa. «Stiamo lavorando», così fonti vicine ad Unipol commentano la decisione della Banca d'Italia di respingere l'opa sulla Bnl. Ma la ferita è grave. E il clima di luglio scorso, quando Bologna arrivò a conquistare il 51% della banca romana acquistando a 2,7 euro le azioni degli immobiliaristi del contropatto è solo un ricordo sbiadito. Intanto nella banca capitolina il presidente Luigi Abete - da sempre in trincea contro l'Unipol - festeggia la decisione di Palazzo Koch. Nell'istituto di credito però non è chiaro quale sarà il futuro e c'è già chi scommette che presto bisognerà tornare a ripassare lo spagnolo, perché i baschi del Bbva, sconfitti nella prima offerta lanciata a marzo, potrebbero ora tornare in campo, così come accaduto già per il controllo di Antonveneta da parte degli olandesi di Abn Amro. Ma della governance futura di Bnl si parlerà nei prossimi giorni: adesso la certezza è che la scalata ideata da Consorte per il controllo della banca romana tramonta insieme con lui. Il «sacrificio» dell'ex numero uno e di Ivano Sacchetti e la volontà del nuovo vertice, appena arrivato in Via Stalingrado, non sono bastati a salvare l'opa. Bankitalia, dopo quasi sei mesi di stand by, decide infatti di dire la parola fine. E lo ha fatto nell'imminenza dell'arrivo del nuovo Governatore di Bankitalia, forse anche per evitare che a dire la parola definitiva sia proprio Mario Draghi, fino a pochi giorni fa uno dei principali responsabili di Goldman Sachs, consulente del Bbva. Il no su cui mette la firma Vincenzo Desario chiude così anche il secondo capitolo del tentativo di resistenza italiano messo in campo dall'ex Governatore Antonio Fazio. Un'operazione che ha infiammato prima il dibattito finanziario e poi quello politico del Paese, intrecciandosi con il disegno di Gianpiero Fiorani di conquistare la banca Antonveneta. Due risposte italiane alle opa straniere del marzo scorso, due soluzioni fallite travolgendo anche lo stesso Fazio. L'offerta congegnata da Consorte e bocciata ieri, è stata annunciata ai mercati il 18 luglio scorso, prevede il pagamento cash di 2,7 euro per ogni azione Bnl, il cui capitale è già in quel momento per oltre il 50% nelle mani di Unipol attraverso l'acquisto diretto di poco meno del 15% e una serie di contratti con le banche d'affari e i partner dell'operazione (Gnutti, la Bper, la Popolare Vicenza e la stessa Bpi) per le quote restanti, rilevate appunto dal contropatto guidato da Francesco Gaetano Caltagirone e formato, tra gli altri, da Giuseppe Statuto, Stefano Ricucci e Danilo Coppola. Le indiscrezioni che alla vigilia della calda estate bancaria arrivano sull'imminente offerta da Bologna riaprono i giochi sul controllo della banca romana quando sembrano a un passo dal chiudersi in favore del Bbva. Forte del consenso a un maggiore ruolo delle assicurazioni nelle banche, auspicato da Fazio nelle ultime considerazioni finali, Consorte inizia a disegnare l'operazione, almeno ufficialmente, a fine maggio. A metà luglio, quella che fino a qualche giorno prima si ipotizza come un'offerta concorrente a quella del Bilbao, si manifesta come offerta obbligatoria, che arriva praticamente alla vigilia della chiusura di quella spagnola. Pochi giorni di gloria e poi inizia la lunga sequenza delle intercettazioni pubblicate dalla stampa. L'autorizzazione all'opa chiesta da Consorte trova subito il primo intoppo. Il 9 agosto la Vigilanza bancaria, ovvero Via Nazionale, chiede un parere preventivo all'Isvap, l'autorità competente per le assicurazioni. Da Giancarlo Giannini la documentazione resta quasi quattro mesi. Torna a Bankitalia il primo dicembre, ma il 16, a tre gio

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