D'Alema batte in ritirata per salvare il posto
Il presidente della Quercia «scarica» Consorte e sull'opa Bnl dice: «Operazione azzardata»
Massimo D'Alema e Piero Fassino, a distanza di un giorno, prendono le distanze dall'opa Bnl, «scaricano» Giovanni Consorte e decidono di riprendere in mano le redini del partito. Dopo l'intervista rilasciata dal segretario della Quercia domenica, ieri è stato il presidente Ds a fare autocritica. Ospite di Porta a Porta D'Alema non ha usato mezzi termini ingranando una retromarcia che ha del clamoroso. Dopo aver difeso fino in fondo la bontà dell'operazione di Unipol ieri il presidente Ds ha cambiato il suo giudizio. «Mi ha ferito scoprire le manovre di Consorte - ha detto -. Comunque non spettava a noi Ds decidere se l'opa su Bnl fosse utile o no, spettava al movimento cooperativo. Dobbiamo oggi obiettivamente valutare che è stato azzardato come progetto perché le alleanze finanziarie trovate non sono state sufficienti e comunque quelle trovate non erano adeguate. Forse non aver valutato questo al momento giusto è un tema di riflessione e di autocritica per noi». Parole che sono piovute come «manna dal cielo» sul Botteghino dove tutti gli oppositori interni ai vertici Ds si sono finalmente trovati concordi su un punto: D'Alema e Fassino hanno finalmente voltato pagina. Una svolta che sembra aver facilitato, e non poco, il lavoro del segretario Ds che in questi giorni sta lavorando duramente alla relazione che presenterà domani nel corso della direzione del partito. Un appuntamento a cui la Quercia si presenta «compatta» e libera dai propositi di guerra della vigilia. Qualcuno maliziosamente fa notare che Fassino e D'Alema, a meno di stravolgimenti dell'ultima ora, sono riusciti a non perdere la poltrona almeno fino al prossimo congresso del partito. Ma, al di là delle analisi politiche, sono le parole degli oppositori a fare da «cartina di tornasole». «Quello che D'Alema dice oggi - chiosa il leader del Correntone Fabio Mussi -, io e pochi altri lo dicevamo già a luglio, in tutte le istanze di partito, e non siamo stati ascoltati». Frasi che suonano come una piccola rivincita e nulla più. Analoghi apprezzamenti arrivano anche dai collaboratori di Cesare Salvi che proprio ieri aveva quantificato in un milione di voti persi il danno per i Ds dalla vicenda Consorte. E anche un esponenete liberal come Lanfranco Turci, ex presidente della Lega delle Cooperative, che nei giorni scorsi aveva criticato i vertici, ammette: «La presa di distanza di D'Alema, più netta rispetto all'ultima intervista all'Unità, è un passo opportuno che aiuta il partito ad uscire in modo unitario dalla direzione». Ma il cambiamento di rotta dalemiano, anche se facilita il dibattito sotto la Quercia e crea una condizione di maggior ascolto tra maggioranza e minoranza interna, non sembra però bastare alla sinistra che continua a chiedere un cambio di rotta e una direzione «più collegiale». Il portavoce dell'associazione Aprile, Famiano Crucianelli, per esempio, continua a criticare la dirigenza e sostiene che «se non ci fossero le elezioni ci vorrebbe un congresso straordinario» per analizzare gli errori compiuti sulla vicenda Unipol «dismettendo ogni ragione critica». Come andrà a finire lo si saprà solo domani. Ma, a giudicare dall'aria che si respira dalle parti di via Nazionale oggi, tutto lascia pensare che la pace è ormai cosa fatta.