«Con la politica ci ho solo rimesso»
«L'ho invitato a parlare di cose serie — ridacchia il giornalista aprendo la puntata, soddisfatto per il colpo messo a segno — e lui ha accettato». Così Berlusconi, dopo aver parlato di Unipol, inflazione, euro, governo e attacchi della sinistra — spesso comunque ripetendo concetti già usati altre volte —, dopo aver spiegato che «l'essere entrato in politica mi ha solo penalizzato come imprenditore» si è ritrovato a commentare l'appena avvenuto passaggio dell'attaccante del Milan Bobo Vieri al Monaco e della sfida campionato con la Juventus. Argomenti senz'altro più semplici rispetto a quelli che aveva affrontato pochi minuti prima nello studio di «Otto e mezzo» dove Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni non lo hanno certo trattato con i guanti bianchi. Berlusconi, alla prima delle sue quattro uscite televisive di queste settimana, si è presentato rilassato, sorridente, con una cartellina rossa sotto le mani che però non aprirà mai. I due giornalisti lo hanno incalzato subito con la vicenda Unipol e sull'intreccio tra politica e affari. È possibile, e soprattutto realistico, tenerli separati, chiede Ferrara. «Sono l'esempio di come ci deve essere la separazione tra la politica e la finanza, io ho separato tutto — è la risposta del premier — Ci sono state molte situazioni che mi hanno penalizzato, io con la politica ho perso in tutte le situazioni che hanno messo il mio gruppo a confronto con la politica. Ho dovuto rinunciare a La Repubblica, a L'Espresso, a quindici giornali locali del gruppo Finegil, a "Tele+", a "Italia 7", ho dovuto vendere la Standa perché nessuna giunta di sinistra dava più licenze per sviluppare la catena». «Nella vicenda Unipol — ha proseguito — io sono stato contattato da un importante possessore di azioni Bnl, che è venuto dal presidente del Consiglio a chiedere se ci fossero indicazioni su cosa farne. Io ho detto: "Fate ciò che ritenete più opportuno per voi". Altri sono andati dai protagonisti a chiedere di vendere le azioni a Unipol...». Il premier è poi intervenuto sulle polemiche sull'allontanamento di Santoro e Biagi dalla televisione: «Non dipende da me farli tornare in video. E poi, io non volevo allontanarli. Ho detto: "Certo che saranno in video, a meno che non vogliano continuare a fare un uso criminoso della tv"... Non sono stato io a penalizzare questi signori, ma l'autorità preposta alla verifica della par condicio. Certo non ho dato una spinta affinché tornassero, ma questo sarebbe stato chiedermi troppo...». E parlando di Rai Berlusconi introduce anche il tema degli attacchi al centrosinistra. «L'85% dei giornalisti sono di sinistra — ha commentato — perché negli anni scorsi non era possibile farsi assumere se non si era di sinistra». Duro lo scambio di botta e risposta sull'opposizione. «Oggi la sinistra non è democratica, ci porterebbe fuori dal sistema atlantico, ci ha lasciato il terzo debito più alto del Mondo. Ha una forma mentis che la porta a guardare l'avversario come un nemico da distruggere civilmente, moralmente e giudiziariamente. Noi non l'abbiamo mai fatto. La sinistra in questi anni ha diffuso solo pessimismo, chiacchiere, si è sempre mobilitata con decine di migliaia di scioperi contro il governo. Così a furia di ripetere queste cose la gente ha cominciato a ritenere che tutto possa andare male». Capitolo lavoro. «La precarietà? È una favola. Abbiamo un milione e mezzo di posti di lavoro in più. Soltanto il 12% di questi è a termine. La precarietà è un'altra bufala della sinistra». Finisce la puntata di «Otto e mezzo» e Berlusconi passa, a sorpresa, nello studio di Biscardi dove resta quasi un'ora, rispondendo alle domande sul calcio. Poi scappa a palazzo Grazioli dove lo aspettano Gianfranco Rotondi, Publio Fiori e Gianni De Michelis: colloqui che vanno avanti fino a tarda sera con l'obiettivo di allargare la Cdl in vista delle elezioni. Pa. Zap.