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An, in lista spazio solo ai finiani Una «fiammona» anti-Mussolini

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Scartata dunque la prima soluzione "per Fini". E anche la seconda, "con Fini". In compenso la fiamma tricolore e tutto il simbolo del vecchio Msi che ancora campeggia al centro dell'attuale logo di An saranno ingranditi. Sono queste le novità decise dall'esecutivo di Alleanza nazionale che si è riunito ieri mattina. Decisioni che saranno ratificate in una prossima riunione dell'assemblea nazionale del partito. Nel simbolo sarà leggermente ridotta la scritta «Alleanza nazionale» che compare nella parte alta del simbolo. Nella parte bassa sarà inserito il nome del leader, Fini. All'ultimo momento, dopo una lunga disputa, è stato deciso che il colore del cognome del vicepremier sarà il giallo. Un giallo scuro per farlo risaltare dal bianco e dall'azzurro che attualmente caratterizzato il logo. La scritta "Fini" seguirà la curva del simbolo rotondo. Il nome del capo della destra non sarà accompagnata da nessuna preposizione semplice, come inizialmente si era pensato. Scartata la soluzione "per Fini" perché avrebbe troppo alluso alla candidatura premier del presidente di An, in contrasto con la legge elettorale che prescrive di specificare che il candidato alla guida del governo sia uno solo, e dunque Berlusconi. Bocciata anche l'idea "con Fini" perché considerata di scarsa presa. Ma l'altra novità riguarda la fiamma tricolore, retaggio del logo del vecchio Msi: sarà più ampia e diventerà una «fiammona». L'obiettivo è quello di evitare l'assalto di liste di estrema destra, come quella di Alessandra Mussolini che potrebbe togliere pochi ma determinanti punti percentuali. Nel corso dell'esecutivo i vari colonnelli di An hanno provato a stanare il loro capo sulle candidature del partito per le prossime elezioni. Nei gruppi alla Camera e al Senato serpeggia il terrore della non riconferma per molti. In tanti sono invece preoccupati di essere inseriti nelle liste elettorali ma nei posti più bassi, in modo che la loro riconferma diventi improbabile se non impossibile. La fibrillazione che sta caratterizzando in questi giorni la destra è dovuta al fatto che è ormai chiaro che la compilazione degli elenchi di An che affronteranno il voto saranno l'ultimo passaggio della «finizzazione» in corso dall'estate scorsa. In modo silenzioso, infatti, il presidente di via della Scrofa ha rimpiazzato i coordinatori regionali a lui sgraditi sistemando solo persone di sua strettissima fiducia: Menia in Friuli, Muscardini in Lombardia, Landolfi in Campania, Poli Bortone in Puglia tanto per fare qualche nome. E adesso, le liste saranno infarcite di fedelissimi del vicepremier. Sarà riconfermato il capo della sua segreteria politica Donato Lamorte in Basilicata, saranno candidati il suo portavoce Salvatore Sottile in Emilia Romagna, il responsabile dell'organizzazione Marco Martinelli in Toscana, il capo della sua segreteria Francesco Proietti nel Lazio. Giusto per fare due conti: si va verso il dimezzamento degli attuali 100 deputati che può vantare An oggi. Stando ai sondaggi, con la una legge elettorale la destra ne potrà avere solo una settantina. Gli attuali avranno meno posti per cedere la poltrona ai fedelissimi del capo a cui si aggiungeranno anche altre new entry. F. D. O.

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