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«Prodi fissi regole certe per tutti»

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Oggi anche grazie a questa vicenda Unipol, tutti — a sinistra come a destra — hanno capito che bisogna andare cauti su certe questioni. E soprattutto che il giustizialismo corredato di intercettazioni non fa bene a nessuno. Soprattutto alla politica». Così parla Clemente Mastella. Il leader dell'Udeur è molto preoccupato per le conseguenze che lo scandalo delle coop rosse può avere. E non solo sulla coalizione del centrosinistra, ma sulla politica perché «si rischia di perdere il primato della politica, il senso del nostro mandato». Ma la vicenda Unipol-Ds cosa cambia nella politica italiana, onorevole Mastella? «Premesso che nessuno mette in discussione l'onestà personale di Fassino e D'Alema, bisogna cominciare a riflettere sull'intero sistema. È quello che è entrato in crisi, e su questo dobbiamo lavorare. Altrimenti questa storia non finisce qui, e ciclicamente parliamo di una nuova Tangentopoli. La politica deve diventare una cosa completamente diversa dagli affari. La politica deve essere neutrale altrimenti perde credibilità». Ma l'economia italiana non è spesso vissuta sulla spalle della politica? «È vero, ma oggi non può proprio più essere così. Del resto, negli ultimi anni il capitalismo italiano, insieme a quello mondiale, è cambiato. Non esistono più le grandi famiglie che hanno in mano tutte le leve del potere economico e condizionano quello politico. Gli imprenditori vogliono — e devono — essere slegati dalla politica». Ma finora non è andata così? «Infatti. La storia era diversa. Il segretario dei Ds, come un tempo quello del Pci, aveva normalmente rapporti con le coop rosse, come una volta la Dc era legata alle coop bianche. Ma io sono convinto che proprio questo sistema debba finire. Perché gli affari sono affari e la politica è un'altra cosa». Ma gli italiani, secondo lei, che idea si sono fatti di quello che è successo? «Ecco su questo il centrosinistra rischia davvero grosso. Basta leggere le lettere ai giornali, sentire la voce di intellettuali e imprenditori per convincersi che andare avanti così non è proprio possibile perché il rischio reale è la disaffezione dalla politica. Che non può non avere anche conseguenze sugli esiti elettorali». Eppure c'è chi è convinto che nel centrosinistra qualcuno esca rafforzato dalla vicenda Unipol-Ds, per esempio Rutelli? «Io non credo assolutamente. Se i Ds perdono, la Margherita non ride. Soprattutto perché agli occhi degli elettori le divisioni interne non fanno per niente bene. Il rischio è che l'alleanza tutta risulti particolarmente strumentale. E che gli elettori delusi non vadano proprio a votare». E il partito democratico rimane una prospettiva reale? «Con tutta la simpatia a questo punto credo sia praticamente un miraggio. Forse buono per l'agenda politica del 2300». Ma un leader forte della coalizione c'è. È il Prodi dei tre milioni delle primarie. Questa storia azzera il suo vantaggio? «Non saprei. Per certo so che dovrebbe mostrarsi più forte. Prendere la situazione in mano, intervenire e fissare regole certe per tutti i partiti e i dirigenti in materia di etica e politica». Ma l'alleanza con il centrosinistra per l'Udeur è di nuovo in discussione? «L'alleanza c'è, però anche tanta preoccupazione. In questa fase di debolezza non vorremmo che fossimo proprio noi, i moderati, il centro del centrosinistra a uscirne con le ossa rotte. Infatti, mentre il voto ideologico resiste, quello più moderato è più a rischio oggi. A un certo punto potremmo pure decidere di rimettere tutto in discussione e correre da soli. Certo raccoglieremmo più consensi tra i delusi del centrodestra, che nel sostenere Prodi».

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