La sinistra Ds alla resa dei conti

Altrimenti dalla direzione del partito di mercoledì rischia di uscire una Quercia divisa, profondamente spaccata. Parola di Fabio Mussi, uno dei leader del correntone dei Ds. Che da settimane, insieme ad altri «pezzi» della sinistra del partito sta tentando di mettere in guardia la coppia D'Alema-Fassino: noi siamo sicuri che la Quercia sia pulita nell'affare Unipol ma questo continuare a negare tutto, senza un minimo di autocritica non fa bene al partito. E l'ultima affermazione del presidente dei Ds il quale, invece, ha ribadito in un forum ieri all'Unità che «noi non siamo colpevoli di nulla», ha avuto come effetto quello di accrescere ancora di più i dubbi e le perplessità del «correntone». «Sulla base di quelle dichiarazioni — ha replicato Fabio Mussi — mi pare difficile che la direzione Ds di mercoledì prossimo possa concludersi unitariamente». «È vero, nessun nostro dirigente — ha proseguito — è accusato di reati, e io sono sicuro che non ne siano stati commessi, che non ci sono cioè storie di soldi e di affari, nuove tangentopoli che riguardino i Ds. Questo è molto importante e in questo senso io difendo il partito come fa D'Alema. Ma se l'assenza di reati assolvesse anche dagli errori politici, basterebbe affidare i congressi di partito alla magistratura. Invece, nel caso delle scalate bancarie, e delle recenti alleanze che si sono intrecciate, sono stati commessi errori politici che rimandano a limiti più di fondo, politici, strutturali, etici, culturali, via via accumulati dalla sinistra italiana». «Se non c'è disponibilità a discutere seriamente, e a correggere tempestivamente — ha concluso Mussi — allora si sbaglierà ancora e ancora. Sono disposto ad assumermi ogni responsabilità, ma non questa». Del resto nei giorni scorsi sempre Fabio Mussi aveva affidato al sito «Aprileonline» una serie di riflessioni molto dure sul comportamento del segretario e del presidente del partito. «Passano i giorni, in molti aspettiamo fiduciosi, ma non si vede una reazione adeguata del mio partito, i Ds, al caso apertosi intorno alle scalate bancarie — aveva scritto — È in corso, è evidente, un attacco contro di noi, ma esso è stato reso possibile dal grave errore politico compiuto in particolare da Fassino e D'Alema». Accanto a lui, nella critica, si è schierato il senatore Cesare Salvi, che in un'intervista al Corriere della Sera ha detto chiaro e tondo che «il segretario dei Ds Piero Fassino e tutto il partito dovrebbero riconoscere subito, con un po' di umiltà, che tifare per la scalata Unipol è stato sbagliato». Anche il senatore Ds ha più volte ribadito di non temere «niente di illecito nel comportamento dei Ds» e che «sull'onestà personale di Fassino e degli altri metto la mano sul fuoco». Però il tifo fatto dai dirigenti Ds per la scalata dell'Unipol «ha esposto il partito a sospetti, insinuazioni, attacchi. Se c'era un complotto i vertici della Quercia hanno messo la testa nella tagliola dei complottatori». Così Salvi ha chiesto a Fassino di aprire «la direzione proponendo il tema della riforma della politica. Sobrietà di comportamenti, trasparenza e umiltà, che è una gran bella virtù. Fassino dica che c'e' stato un eccesso di sostegno a Unipol». Poi l'affondo finale: «Non bastano due persone, per quanto valide, a dirigere un partito. C'è bisogno di una direzione collegiale che fino a ora non c'è stata». L'occasione, se Fassino e D'Alema sapranno coglierla, è per mercoledì prossimo.