Il Sud ai piccoli, Prodi in allarme
Una gaffe in piena regola se aggiunta al fatto che il professore ha detto chiaro e tondo che non sarebbe venuto a vivere a Roma: «Manco morto». Il leader dell'Unione, si sa, sta provando a recuperare consensi soprattutto nel Nord Italia, storica roccaforte di Berlusconi. La sua non è stata una battuta a caso. Anzi, visto che è stata pronunciata a Cinisello Balsamo, alle porte di Milano. E proprio nel capoluogo meneghino si voterà nella prossima primavera per l'elezione del nuovo sindaco e il centrosinistra prova l'assalto finale per strappare la città al centrodestra. Dunque, Prodi prova a recupere al Nord. Ma la sua rischia di essere una gaffe doppia. Perché l'allarme sta scattando soprattutto al Sud. L'avvertimento è contenuto in uno studio realizzato dai comitati per l'Ulivo. L'analisi infatti proietta i risultati delle scorse primarie interne al centrosinistra che si sono svolte il 16 ottobre scorso. Nelle quali Prodi si era aggiudicato la vittoria con il 74,1% dei voti, Bertinotti si era fermato 14,7%, Mastella aveva ottenuto il 4,6%, Di Pietro il 3,3%, Pecoraro Scanio il 2,2%, Scalfarotto lo 0.6 e la candidata no global Panzino lo 0,5%. Raffrontando i voti provincia per provincia (mentre fino ad ora erano stati effettuati solo per regione) emerge come per il professore c'è da recupere il consenso interno soprattutto al Sud. Nelle province meridionali, infatti, il voto interno si sposta soprattutto a favore delle ali estreme. Mastella stravince a Benevento, ma anche a Salerno, Avellino, Caserta e Matera. Di Pietro spopola in tutto il Molise, ma anche a Caserta e Pescara e giù per Foggia, Bari e Potenza, oltre alla Sicilia orientale. Ma la vera sorpresa arriva da Pecoraro Scanio. Il leader dei Verdi è salernitano di nascita ma napoletano di adozione. E non solo dimostra la sua forza nel capoluogo partenopeo, ma anche e soprattutto in tutta la Basilicata e in tutta la Calabria settentrionale: Cosenza (7,1%) e Vibo Valentia, Matera e Potenza dove ha stabilmente superato il 6%. È soprattutto da questi tre candidati che Prodi deve maggiormente temere nelle prossime elezioni. Soprattutto perché con il nuovo sistema del premio di maggioranza regionale (e non più su base nazionale), Udeur, Verdi e Lista Di Pietro rischiano di far il pienone in Campania, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Molise indebolendo la lista dell'Ulivo che si presenterà unita alla Camera (mentre sulla stessa ipotesi da ripetersi anche per il Senato ancora si discute). Poi un capitolo a parte lo merita Bertinotti. Il leader di Rifondazione è stato l'unico esponente - assieme proprio al Professore - ad avere ottenuto un voto uniforme con una presenza uniforme, le sue uniche criticità sono le zone rosse, dove i Ds stravincono. A Imola, Modena, Bologna e Reggio Emilia Bertinotti è sempre andato sotto il 10% ma spera di poter recuperare grazie alla flessione dei voti della Quercia per il caso Unipol. Il numero uno di Rifondazione, tuttavia, ha fatto segnare un'ottima performance a Bari e Brindisi, la terra di Nichi Vendola. Il combinato disposto di questi dati, porta Prodi in notevole sofferenza in quasi tutto il Sud ad eccezione di qualche provincia, come Enna e Ragusa. Non si tratta di un problema di poco conto. Perché nel Mezzogiorno l'Unione deve recuperare in generale parte del consenso. Dopo le Isole (7,2%), nel meridione si è riscontrata la più bassa affluenza alle urne nelle primarie di due mesi e mezzo fa: solo il 19,3% del totale dei partecipanti. Drasticamente più basso del 23 del Nord Ovest e persino del Nord Est, un tempo a completo appannaggio del centrodestra e che invece ha registrato il 23,6% dei partecipanti al voto che - vale la pena di ricordare - in questo caso dovevano sottoscrivere anche una dichiarazione di condivisione del programma del centrosinistra. Resta, invece, l'Italia centrale il grande serbatoio di voti dell'Unione. Non solo perché proprio dall'Italia centrale arriva quasi il 27% dei votanti alle primarie, ma anche perché in questa parte