La stampa estera ora litiga su Draghi
I due esempi del liberismo economico e della solida etica negli affari sono sempre prodighi di consigli in tema di cose italiane. Giudicano, indicano, trovano linee comuni e spiegano cosa va bene (poche volte), e cosa va male (il più delle volte) nell'economia italiana. Così questa estate, quella rovente del risiko bancario, i taccuini dei giornalisti dei due organi di stampa erano una batteria di cannoni puntatata su palazzo Koch. L'alleanza tra le due sponde dell'Atlantico contro il governatore Antonio Fazio era praticamente inossidabile. Italiani brava gente, insomma, ma sulle cose economiche hanno molto da imparare da chi il capitalismo l'ha creato e l'ha domato con solide regole antiscandalo (a parte qualche incidente di percorso vedi i crack di Enron e WorldCom). Insomma i due giornali hanno sparato senza remore contro chi, a loro giudizio, violava le regole del libero mercato. Anche i buoni matrimoni, però, hanno in sè i germi del fallimento. E se, finché si è trattato di abbattere Fazio l'armonia regnava sovrana, ora la musica sembra cambiata. L'obiettivo è sempre il palazzo di via Nazionale in cui presto entrerà un nuovo inquilino: Mario Draghi, fiugura di prestigio e curriculum invidiabile per riportare credibilità nella Banca d'Italia. C'è un solo neo. Piccolo ma sufficiente a far allontanare le posizioni dei due paladini delle regole di mercato: Draghi prima di accettare la nomina di Governatore è stato il vicepresidente della Goldman Sachs. Che è la banca d'affari advisor del Bbva, il gruppo spagnolo avversario di Unipol nella corsa alla Bnl. Solo un dettaglio per il glorioso Economist secondo il quale gli anni passati da Mario Draghi alla Goldman Sachs sono stati «un'esperienza ai massimi livelli nella finanza internazionale e fanno ben sperare per il suo nuovo lavoro, visto che la caduta del suo predecessore, Antonio Fazio, è stata dovuta molto alla visione provinciale sul modo migliore di gestire la banca». Squilli di fanfare dunque per il nuovo arrivato a via Nazionale. Che, sempre secondo il settimanale «porterà una boccata d'aria fresca nei corridoi ammuffiti percorsi da Fazio». Poi qualcuno avrà fatto notare ai brillanti osservatori inglesi il potenziale conflitto di interesse nella vicenda Unipol. Poco male per chi può giudicare senza remore, sempre e comunque l'Italia. Il conflitto è superabile. Lo ha detto l'Economist che ieri ha dettato l'agenda al reggente di palazzo Koch: Vincenzo Desario. Se il direttore generale, che attualmente ha preso il comando, «deciderà in merito all'opa lanciata da Unipol prima dell'arrivo di Draghi quest'ultimo potrà tirare un sospiro di sollievo: la Goldman Sachs è infatti l'advisor del Bbva, il gruppo spagnolo avversario di Unipol nella corsa alla Bnl» ha scritto il giornale inglese. Desario ha ringraziato: ora, finalmente, sa quello che deve fare. Forse però la precisazione è stata suggerita dall'alleato Wall Street Journal sicuramente più intransigente. E che, invece, da subito, senza concessioni ha mosso l'obiezione a Draghi per il conflitto di interessi tra la sua nomina al vertice di Bankitalia e la carica ricoperta dall'attuale governatore in Goldman Sachs, advisor del Banco di Bilbao nella scalata alla Bnl. Chi deve governare è avvisato: prima di decidere leggere in inglese.