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Meocci a Palazzo Chigi, si scalda Saccà

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E si fanno già i nomi dei possibili candidati. Anzi, ieri qualcuno ha riferito di aver visto il prode dg veronese salire in tutta fretta le scale di Palazzo Chigi. Del resto, riferiscono sempre a viale Mazzini, Meocci è tornato precipitosamente dalle vacanze e ieri era già previsto un incontro politico sul tema Rai. Si è parlato sicuramente di regole elettorali in Tv, ma anche d'altro. Un incontro chiarificatore prima del congedo prematuro o la possibilità di restare almeno fino all'appuntamento delle urne? Su Alfredo Meocci pesa molto la scure dell'incompatibilità che l'Authority potrebbe confermare entro gennaio o verso metà febbraio, ma il giornalista-manager continua indefessamente il suo lavoro alla guida della Rai. Mentre nei palazzi della politica si pensa che in ogni caso potrebbe restare fino alle elezioni, perché un cambiamento adesso causerebbe una grave defaillance all'azienda proprio alla vigilia dell'appuntamento elettorale già delicatissimo da gestire, alla Rai è in atto il toto direttore. Si parla del direttore del Tg1 Clemente Mimun e del candidato di sempre Giancarlo Leone, attuale direttore di RaiCinema, ma è davvero improbabile che uno di loro lasci la poltrona d'oro che già ha per sedere su quella scomoda di un direttore generale potenzialmente a termine. In caso di vittoria del centrosinistra, infatti, il neonominato potrebbe saltare, a meno di un accordo quadro firmato prima del verdetto elettorale tra centrodestra e centrosinistra. In una situazione di vigilia elettorale infuocata però è molto difficile che Prodi e Berlusconi si siedano ad un tavolo per firmare una pace duratura su viale Mazzini. Troppi gli interessi in gioco sull'azienda e le prospettive di RaiBaltone post-elettorale, tolgono ogni dubbio. Il centrosinistra soprattutto, con un un consiglio di amministrazione a maggioranza di centrodestra, non vede l'ora di sconvolgere tutto e piazzare i suoi uomini chiave nei punti nodali. Così si naviga a vista in attesa del giudizio dell'Authority su Meocci che da solo porta il fardello di questa fase di passaggio. E se davvero ieri mattina si fosse recato a Palazzo Chigi, lo avrà fatto forse per chiedere lumi sul suo futuro incerto... Nella Rai preelettorale intanto si dibatte il tema infuocato degli spazi destinati ai leader nei vari programmi di attualità politica e si attende con ansia il confronto Prodi-Berlusconi. Gli uomini di Romano Prodi, poi, terrorizzati dalle presenze del premier programmate nei prossimi giorni, chiedono a gran voce «pari opportunità» televisive per il loro leader in cerca di visibilità. E la diatriba durerà ancora a lungo. Per quanto riguarda poi la guerra sulla poltrona del direttore generale, pare che mezza Rai già si stia scaldando pensando ad un ritorno in auge di Agostino Saccà, direttore di RaiFiction ed ex direttore generale, tra i più papabili a raggiungere lo scranno di dg senza perdere nulla anche nel caso gli toccasse solo per pochi mesi. Se mezza Rai tifa per il volpone Saccà, che ultimamente ha cercato di guadagnarsi la stima di una parte del centrosinistra, l'altra mezza pensa che anche Alessio Gorla potrebbe essere il nuovo direttore generale. Il direttore delle Risorse televisive, infatti, è un veterano della televisione con esperienze internazionali. Non solo, ma essendo vicino alla pensione potrebbe benissimo terminare la carriera in bellezza al vertice della Tv pubblica.

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