Casini-Berlusconi, nuovo scontro sulla par condicio
Finite le feste, Berlusconi, Casini e Fini si sono ritrovati per fare il punto della situazione. E soprattutto per valutare l'ordine del giorno delle prossime sedute, quelle che restano, del Parlamento. Insomma, un vertice per mettere a punto l'agenda della politica per le prossime settimane: il 29 gennaio, infatti, le Camere dovrebbero essere sciolte. Berlusconi è tornato alla carica con il suo cavallo di battaglia: la par condicio. ha chiesto che la normativa che di fatto blocca gli spot in tv venga rivista. E ha ripetuto la sua idea di sempre, quella di cogliere l'occasione della revisione della legge elettorale per mettere mano anche alla normativa sulla propaganda. E il suo progetto è quello di riprende la legge che fu varata da Ciampi nella precedente riforma elettorale, dunque nel 1993. Ma Casini anche questa volta si è messo di traverso: «Silvio, non c'è tempo. Non ci sono sedute disponibili in Parlamento», ha spegato. In effetti, l'aula della Camera - in tre settimane circa che rimangono a disposizione - potrebbe tornare a riunirsi al massimo nove volte. Poche per varare una nuova legge. Scarse anche le possibilità di approvare un decreto, la presidenza della Repubblica infatti non vedrebbe la necessità e l'urgenza necessarie per la legge. E all'uscita dalla riunione, il presidente della Camera sarà piuttosto esplicito: Nessuna illusione anche su provvedimenti da approvare prima della fine della legislatura. Lo stesso Casini ha avvertito che, senza l'ok dell'opposizione non si approva il disegno di legge sulle intercettazioni. E tanto meno, è la conseguenza implicita, quello che dovrebbe cambiare la par condicio. Gianfranco Fini non è pregiudizialmente contrario alla riforma della legge sugli spot. Ma si rende conto che un nuovo clima di guerra in Parlamento in poche sedute potrebbe essere anche controproducente. E proprio per questo sia Casini che il vicepremier hanno cercato di dissuadere Berlusconi da nuovi attacchi al centrosinistra sulla vecenda Unipol. Il cetrodestra non ne avrebbe molto da guadagnare, mentre potrebbe avere maggior beneficio dalla guerra fratricida che si sta sviluppando all'interno del centrosinistra. E soprattutto tra Margherita e Ds.