L'Unità contro Repubblica e Corsera
Il quotidiano diretto da Antonio Padellaro agli elettori diessini ha deciso infatti di dedicare una pagina in cui poter riversare la rabbia per le vicende degli scandali bancari che vedono coinvolti i vertici dei Ds e insieme l'orgoglio di appartenenza a un partito che dell'etica si è sempre fatto vanto di portare la bandiera, soprattutto dopo che il quotidiano è stato accusato da molti di avere una linea troppo morbida sulla vicenda Unipol (Cesare Salvi nei giorni scorsi l'ha definita «l'house organ di Consorte»). Dalle lettere emerge l'imbarazzo provocato dalle rivelazioni dei contenuti delle telefonate tra Piero Fassino e l'ex numero uno dell'Unipol Giovanni Consorte e lo sconcerto per il collateralismo tra affari e politica (della sinistra) rimproverato sempre propagandisticamente come male della destra dai leader dell'Unione. Ma i lettori de l'Unità non sono sprovveduti e se ieri i suoi cronisti se la prendono con il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro — che ha diffuso il testo delle telefonate intercettate tra Fassino e Consorte — i lettori che, diversamente da altri difendono la bontà dell'operazione Unipol, ipotizzano che a boicottare Consorte e a infangare i Ds siano stati ambienti che poco hanno a che fare con il centrodestra. Che le coop crescano, sostiene Piero Pedroni di Formigine in provincia di Modena, è qualcosa che evidentemente disturba: «Mai — scrive — come nella battaglia di acquisto da parte di Unipol, di Bnl, i più importanti organi di informazione, a cominciare dai più influenti quotidiani nazionali, sono stati unanimamente uniti nel contrastare un'operazione che ha tutte le carte in regola per essere effettuata». Ma quali sono questi quotidiani? Un suggerimento lo fornisce Roberto Cecconi generalista socio coop, assicurato Unipol: «Cara Unità — scrive — l'attacco quotidiano fatto ai Ds all'Unipol e alla Lega delle coop soprattutto da parte di Repubblica e dal Corsera nasconde qualcosa che non riesco ad inquadrare, non so cosa ci sia sotto per adesso vedo tanto fumo e poco arrosto. Resistere, resistere, resistere». La Repubblica, dunque, di proprietà di quel Carlo De Benedetti che ha indicato in Francesco Rutelli (leader della Margherita) e Walter Veltroni gli uomini nuovi a cui affidare le sorti del centrosinistra e dell'Italia. E il Corriere della Sera che tra i suoi azionisti ha la Fiat guidata da Luca Cordero di Montezemolo amico di Luigi Abete. Abete, presidente della Bnl che con Diego Della Valle ha ferocemente osteggiato la conquista dell'istituto di via Veneto da parte dei rossi dell'Unipol. Insomma i lettori de l'Unità avvalorano la tesi che dietro il terremoto giudiziario di bancopoli che ha coinvolto anche Unipol e i Ds ci sia il regolamento dei conti interno al centrosinistra tra Margherita e il partito della Quercia. Ma il «refrain» delle lettere pubblicate ricalca un po' anche il titolo di un editoriale del direttore Antonio Padellaro apparso sul quotidiano negli ultimi giorni del 2005: «Cara sinistra — scrivono infatti in molti — non c'è politica senza etica...». La legalità e l'etica, bacchetta ad esempio Mauro da Lecco, «non sono un optional», e «non si può imporre agli avversari il rispetto delle leggi e nello stesso tempo chiudere un occhio, se non tutti e due, quando a sbagliare sono i nostri...». Una sincera autocritica dalla Quercia la pretende anche Vick, mentre Marcello Grossi si aspetta «parole chiare e precise» sulla vicenda da D'Alema e Fassino. Malinconico il commento di Ernesto Roverselli: «Gli insegnamenti di Berlinguer sulla questione morale e sulla diversità sulla sinistra si sono persi per strada...». Allusivo quello di Gianni: «Come diceva il poeta Brodskj, se non c'è bellezza non c'è etica...».