Ma Unipol ha finanziato un solo partito: Rifondazione
Ma davvero la compagnia assicurazione è tanto vicina ai Ds? Ma davvero la società di via Stalingrado è la vera cassa del Botteghino, come si vocifera sempre più spesso? E davvero, come pensano i magistrati, i presunti fondi occulti, proventi di insider training, servivano a finanziare il partito? Davvero? Di certo Unipol non ha mai fatto regalini ai Ds. Almeno stando alle dichiarazioni di finanziamento ai partiti, storicamente (almeno negli ultimi dieci anni) non risulta nessun euro giunto da Consorte e soci. Né come Unipol, né come Holmo, la finanziaria che detiene il 51% di Finsoe (il fondo dell'economia sociale che a sua volta ha la maggioranza di Unipol). Niente, nulla di nulla. O meglio, un piccolo regalo c'è: 500 euro. Sono stati dati da un'agenzia locale di Unipol alla sezione Pds di Fasano, una splendida località nel Brindisino, zona dalemiana. Tutto qua, un contributo quasi a titolo personale, esattamente otto anni fa, il quattro gennaio 1997. Ma questo non vuol dire che Unipol non abbia mai aiutato la sinistra. Tutt'altro. La compagnia assicuratrice ha invece finanziato (e copiosamente al confronto con i Ds) Rifondazione comunista. Già, proprio i duri e puri di Bertinotti. È accaduto il 14 giugno del 1999, esattamente il giorno dopo le elezioni Europee. In quell'occasione la società bolognese ha finanziato la falce e martello per 8068 euro. Anzi, per la precisione si tratta di 15 milioni e 622mila lire, visto che il finanziamento risale all'era della vecchia moneta. I soldi, stando alla documentazione presentata in Parlamento, è relativo alla «fornitura di merci», una dicitura vaga che presumibilmente risale a una polizza assicurativa che succesivamente è stata registrata come fondo al partito per fornitura. I soldi a Rifondazione tuttavia sono stati concessi da Unipol quando Giovanni Consorte era già presidente della società bolognese di proprietà delle cooperative rosse. Quello stesso Consorte che Rifondazione nelle ultime settimane non ha risparmiato di criticare, anche aspramente. Per esempio, lo stesso Bertinotti il 13 agosto scorso accusava: «Non muovo nessuna accusa di immoralità ai Ds. Voglio mettere fuori discussione la loro onorabilità e avviare invece un dibattito sulle forze sociali in campo e su come queste si devono alleare. Chiedo di parlare di politica economica, pongo domande di fondo: per esempio, è vero o no che dei signori accumulano plusvalenze gigantesche ed esentasse? E che queste servono per successive nuove scalate?». E ancora, a chi gli chiedeva se Unipol voleva dire Ds, spiega: «Non è più il tempo del collegamento strategico Lega delle cooperative-Pci». E poi se la prende con il gruppo dirigente di Unipol: «Deriva dalla cooperazione, ma è una compagnia di assicurazioni. Mi domando solo se può prendere il controllo di una banca quattro volte più grande di lei: non è un grande rischio, non farebbe meglio a darsi altre missioni?». «C'è una questione politico-economica e cioè il processo di degenerazione, ed anche di fenomeni corruttivi, che nascono da una crisi strutturale dell'economia italiana e dall'emergere di ceti rampanti organizzati intorno alla rendita immobiliare e finanziaria che per loro natura, e le scalate ne sono un'espressione, si conducono su un terreno che è facilmente preda corruzione». E già, corruzione. Il 24 dicembre arriva in soccorso Pietro Folena: «Questa inchiesta (su Unipol ndr) rivela uno spaccato drammatico del capitalismo italiano, atteggiamenti speculativi, disonesti, criminali. La sinistra che fa? Invece di combatterli ci prende parte con le sue cooperative?».