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Ds sotto choc, verso un processo ai vertici

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Lo stato maggiore della Quercia tace. Ma nel partito cresce la voglia di «una nuova rotta»

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Ma la telefonata tra il segretario diessino e il presidente della Unipol Giovanni Consorte pubblicata da «Il Giornale» ha gettato nello sconcerto tutto il partito. Tace Fassino, tace Massimo D'Alema. La linea dei Ds è nelle parole del coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca: una sorta di «non ci stiamo», una denuncia della «campagna scandalistica e strumentale» che colpisce il partito, la sottolineatura che le intercettazioni «non mettono in discussione il comportamento morale e politico dei ds e dei suoi dirigenti». Ma la fibrillazione cresce, e nel partito non sono pochi quelli che chiedono un qualche stappo, un'autocritica, una «nuova rotta». Tutti gli occhi sono puntati verso la direzione nazionale convocata per mercoledì 11 gennaio. Si doveva discutere di candidature, e invece la bufera Unipol ha stravolto l'ordine del giorno. La linea ufficiale della Quercia è quella di protestare per la diffusione e pubblicazione «illegale» della telefonata tra Fassino e Consorte. Dal colloquio, ripetono a via Nazionale, viene fuori che il segretario Ds non ha commesso alcun reato e che si limitava a chiedere informazioni a cose fatte, quando l'opa per l'acquisto di Bnl era stata già lanciata. Ma quello che viene rimproverato ai Ds è il «tifo» del loro segretario per la scalata di Unipol alla Bnl. Quel tifo che il coordinatore della segreteria Vannino Chiti ha detto di considerare un «errore» e che ora è diventato il principale capo d'accusa contro la dirigenza di via Nazionale. Ci sarà un'autocritica in direzione? A sentire Peppino Caldarola, ex direttore dell'Unità con l'etichetta di dalemiano, potrebbe anche succedere. Caldarola si dice d'accordo con Chiti e auspica un «gesto di coraggio» da parte dei vertici Ds. Quale? «Occorre riconoscere l'errore fatto in buona fede». Anche per recuperare il rapporto con la base Ds, tanto disorientata dalla vicenda da far temere a qualcuno una perdita del 2-3% di voti alle prossime elezioni politiche. In queste ore Fassino viene incalzato dalla sinistra e dalla destra del partito, unite nello stigmatizzare la copertura data a Unipol. L'assalto al partito, sostiene Fabio Mussi, leader della sinistra diessina, «è stato reso possibile dal grave errore politico di Fassino e D'Alema». Per questo, aggiunge, serve «una vera correzione di rotta»: la sinistra deve stare «sopra il mercato, non dentro». Se Cesare Salvi chiede a Fassino di «riconoscere gli errori con umiltà», Lanfranco Turci, uno che di cooperative se ne intende perchè è stato presidente della Legacoop, dice per i Ds ci sono già ora danni dovuti alla «sovraesposizione» di Fassino e D'Alema. E aggiunge lapidario: «C'è molto malessere nel partito, chi ha sostenuto che non c'è niente da discutere ha sbagliato». È diffuso il timore che la Margherita voglia approfittare della situazione per presentarsi all'appuntamento con la nascita del partito democratico in condizioni di forza.

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