Craxi, non lo lasciano in pace neanche da morto

Nel locale cimitero cristiano, proprio davanti a quello musulmano, c'è una processione di italiani davanti alla tomba di Bettino Craxi, il segretario socialista morto in Tunisia il 19 gennaio del 2000 e sepolto ad Hammamet. Sulla nuda terra, sotto la quale sono inumate le spoglie del leader, c'è un tricolore attorno alla lapide, fiori freschi, un enorme registro destinato a raccogliere i messaggi di quelli che vanno a visitare la tomba. Proprio sulla pagina del 2 gennaio 2006 c'è l'insulto che appare come pensato dagli autori prima della partenza dall'Italia. «Sei stato un grande ladro», c'è scritto, con giudizi poi aspri sull'attuale governo italiano. Sotto la scritta sono vergate quattro nitide firme degli autori del messaggio. I presunti autori - certamente i quattro giovani accanto al tumulo dove si trova il registro - gongolano leggendo lo sconcerto sulla faccia degli altri visitatori che intendono scrivere qualcosa. Quando però gli altri si chinano per scrivere un pensiero, a loro volta restano sbigottiti leggendo «Bettino, sei stato un grande ladro». Alzano la testa i visitatori in cerca di una spiegazione, i quattro giovani lì accanto ridono. Saranno stati loro gli autori del messaggio. In un angolo del cimitero si è rannicchiato dietro una tomba Kamel, giovane tunisino zoppicante che ogni giorno pulisce la lapide, recide il gambo dei fiori, accoglie i visitatori che vanno nel camposanto. «Vedete, l'uomo che è sepolto lì è mio padre», dice Kamel. Era ancora ragazzino quando conobbe il leader italiano, diventato per le note vicende giudiziarie concittadino e suo vicino di casa. In quel periodo, il giovane tunisino trascinava la gamba inerte, offesa dal male. «È stato proprio Craxi a pagarmi l'operazione alla gamba. Adesso va meglio», spiega Kamel in un italiano perfetto. Dice ancora che negli ultimi mesi di vita dell'ex presidente del Consiglio, incontrava spesso Craxi e gli faceva compagnia. Dalla commozione che gli incrina la voce, si comprende che resta ferito per le ingiurie scritte sul registro. Il corpo minuto, la gamba trascinata, dicono che il giovane non può reagire a quella che ritiene un'offesa personale. Kamel è il primo che va a leggere i giudizi sul registro perché è proprio lui a mettere la mattina sul leggio il librone e a toglierlo la sera prima che chiudano i cancelli del camposanto. Tutta Hamammet conosce il ragazzo amico di Craxi. C'è da dire che in tutta la città tunisina la gente comune è orgogliosa di avere nel locale cimitero un ex capo del governo dell'Italia, considerata «un Paese amico del popolo arabo». Così si pronunciano decine di persone interpellate dal cronista: gli insulti provocheranno in Italia rammarico non solo nei compagni di partito di Craxi, ma anche in quelli che erano i suoi antagonisti; la sua vicenda umana si svolse in un periodo di profondo scontro politico, probabilmente in un tempo di dialogo tra le forze culturali del paese si poteva arrivare all'obiettivo che l'ex leader socialista si presentasse ai magistrati. Nel piccolo cimitero cristiano, nei cui pressi si fermano ogni giorno decine di torpedoni e di vetture giunte dall'Italia i cui occupanti vanno a visitare la sepoltura, si consolida la consapevolezza che anche in Nord Africa gli italiani giungono con le loro persuasioni sui leader politici. La speranza è che a pochi mesi dalle elezioni si stabilisca un clima di civile confronto, alieno da insulti e rampogne.