I Ds recitano il «mea culpa elettorale»
Secondo alcuni sondaggi il Botteghino avrebbe perso il 2% dei consensi a causa della vicenda Unipol
Col secondo giorno del nuovo anno arriva anche l'excusatio (da tempo «petita») dei vertici della Quercia sulla vicenda Unipol-Bnl. A recitare il mea culpa, sulle pagine di Repubblica, il coordinatore della segreteria dei Ds, Vannino Chiti. Una passaggio per tutti: «Sì, forse qualcuno nel nostro partito ha fatto il tifo per l'Unipol nella scalata alla Bnl. Un'opa lanciata in modo del tutto legittimo, sia chiaro, nonostante tutti gli attacchi preventivi, a cominciare dal presidente della Confindustria. Ma, secondo me, un partito non dovrebbe mai tifare, farebbe meglio a non schierarsi in vicende di mercato come queste». Punto e capo: abbiamo sbagliato, ora voltiamo pagina e discutiamo, piuttosto, delle regole per affrontare i rapporti tra politica e affari. Il mea culpa di Chiti viene accolto dal silenzio della coalizione segno che, anche gli alleati più riottosi, hanno finalmente ottenuto quello che volevano. L'unico a parlare è Antonio Di Pietro leader dell'Italia dei Valori, ma lo fa per celebrare la propria vittoria. «Da più parti sento ora parlare di questione morale - precisa Di Pietro - di codice etico. Da Furio Colombo, a Vannino Chiti, molti stanno ponendo l'accento su quello che io sostengo da sempre. A tutti coloro che, in queste ultime ore, invocano la questione morale dico andiamo avanti e lavoriamo insieme per stilare "un codice etico", che tenga ben separate e distinte politica e finanza». Così, in assenza di voci amiche che possano portare acqua al mulino dell'Unione, è Forza Italia che non perde l'occasione di attaccare la Quercia. «Evidentemente - commenta il coordinatore nazionale di Fi Sandro Bondi -, è difficile per Vannino Chiti abbassare la cresta del moralismo e del disprezzo per gli avversari. Bene: è venuto il momento però anche per i Ds di fornire qualche spiegazione chiara ed esauriente all'opinione pubblica ed ai propri elettori, che non credono più alla favola della diversità morale e neppure che tutte le colpe si possano addossare ai Greganti di turno». Gli fa eco il suo vice Fabrizio Cicchitto: «L'onorevole Chiti è autolesionista aprendo una discussione sui valori quando afferma che "nelle coop non possono valere gli stessi valori di Berlusconi". Dopo quello che sta emergendo è evidente che la "diversità" di Berlingueriana memoria appartiene ad un'altra epoca e non può certo essere riproposta dai Ds senza apparire grotteschi». Ma, nel giorno della pubblica ammenda, non sono certo gli attacchi degli avversari a gettare ombra sulle dichiarazioni di Chiti. Sono in molti, infatti, a domandarsi come mai, la direzione del Botteghino abbia atteso così tanto per ammettere i propri errori. Dai corridoi di via Nazionale filtra qualche possibile risposta. Ed è una risposta di carattere spicciatamente elettorale. I Ds, infatti, guarderebbero con preoccupazione agli ultimi sondaggi riservati, commissionati per vedere quanto le vicende giudiziarie di Giovanni Consorte e i suoi legami con il Botteghino abbiamo influito sull'umore degli elettori. Secondo recenti rilevazioni infatti, la vicenda Unipol-Bnl sarebbe costata alla Quercia ben due punti percentuali in chiave elettorale. Un dato che preoccupa e non poco in vista della scelta delle candidature per la lista unitaria che Ds e Margherita presenteranno alla Camera. Fosse confermato il calo, infatti, il partito di Francesco Rutelli potrebbe alzare il tiro chiedendo che la propria quota di candidati, finora fissata (sembra) intorno al 40 per cento, venga allargata in nome di quella questione morale di cui i Dl si sono sempre fatti paladini. Tutto questo avrebbe spinto il Botteghino a correre ai ripari.