«Elettori, premiate la nostra moralità»
Alcuni di loro si trovano all'estero o in vacanza e, dicono, «non hanno avuto modo di leggere la stampa italiana». Altri preferiscono non commentare, almeno per il momento, le vicende che hanno coinvolto i vertici della Quercia. Paolo Ferrero, responsabile economia e lavoro di Rifondazione Comunista, invece, accoglie «positivamente» l'excusatio di Chiti. Soddisfatti quindi? «Chiti e i vertici dei Ds hanno capito di aver fatto un errore e sono tornati indietro». Ma veramente vi basta solo questo mea culpa? «Certo, anche se credo che questo rappresenti un'occasione per portare avanti, all'interno del centrosinistra, il tema della questione morale che è un tema politico di prima grandezza». Non crede che i Ds dovrebbero dare qualche spiegazione in più? «Penso che sia importante separare i piani. Noi abbiamo sempre contestato i Ds sul piano politico. La loro difesa di un'operazione così discutibile ci sembrava quantomeno inopportuna. La retromarcia di Chiti, in questo senso, è soddisfacente. Si è fatta chiarezza su un impasto politico economico che rischiava di diventare una palla al piede per l'Unione. Su altri elementi non so e non voglio esprimermi». Allora parliamo di politica. Non pensa che questa vicenda abbia un po' disorientato l'elettorato della Quercia? «Questa difesa ha creato non poche perplessità agli elettori del centrosinistra per una serie di motivi». Quali? «Anzitutto la "compagnia" con cui Unipol si è trovata coinvolta. Poi il tipo di profilo di alcuni dei suoi dirigenti che, da quanto si apprende, avrebbero messo da parte un bel po' di quattrini. Il popolo della sinistra ha un'idea della cooperazione molto diversa». E sulla scalata a Bnl? «Anche qui ci sarebbe molto da dire. Legacoop si è impegnata a rastrellare capitali da investire in un'operazione finanziaria. Questo ha creato sconcerto da un lato perché sono state sottratte risorse all'attività normale della cooperazione, dall'altro perché, in un momento in cui anche le cooperative hanno forti difficoltà a pagare la gente che lavora, spuntano all'improvviso risorse per un'operazione finanziaria. L'insieme di tutti questi elementi ha creato sconcerto». Uno sconcerto che, secondo alcuni, potrebbe costare alla Quercia il 2% dei suoi consensi. Cosa ne pensa? «Personalmente non ci credo. I meccanismi per cui un elettore decide di votare un partito piuttosto che un altro sono molto più complessi». Non può negare, però, che l'elettore di centrosinistra è più sensibile a certe tematiche e, quindi, nell'urna potrebbe decidere di «punire» i «capitalisti» Ds per premiare, magari, i partiti «operai». «Questo è vero. L'elettore di sinistra si scandalizza di più. Spero che alle prossime elezioni sappia guardare con attenzione alle forze che, sulla questione morale, hanno tenuto una posizione più ferma». È già accaduto con Tangentopoli, perché non dovrebbe ripetersi? «Perché con Tangentopoli si andò fino in fondo scoperchiando un sistema che portò alla dissoluzione di un'intera classe politica». E adesso invece? «Adesso ho l'impressione che, anche chi ha sollevato il problema con forza fosse più interessato ad un ricambio di poltrone piuttosto che a far capire come funziona la finanza nel nostro Paese». Può spiegarsi meglio? «È un problema di riequilibrare i pesi all'interno dei poteri forti. È uno scontro tra vecchi salotti e nuovi arrivati. Non c'è la volontà di andare fino in fondo».