«Tanzi ha pagato esponenti politici»
L'ex patron di Parmalat accusato di «finanziamento illecito ai partiti»
L'imputazione è stata fatta confluire dai Pm nella richiesta inviata al Gup venerdì scorso, relativa al filone principale sul crac, quello della bancarotta. Secondo l'accusa, truccandoli come «fondi destinati all'acquisto di valori bollati» o «sponsorizzazioni», Tanzi e i tre ex manager di Parmalat, dal 1993, prelevarono «dalle casse» della società oltre 12 milioni di euro per finanziare illecitamente «membri del Parlamento nazionale, consiglieri regionali, provinciali e comunali, presidenti, segretari e direttori politici e amministrativi di partiti politici». Calisto Tanzi - secondo la ricostruzione degli investigatori - «quale presidente del cda di Parmalat spa individuò i percettori finali delle somme e dispose le illecite erogazioni»; Franco Gorreri prelevò «quale tesoriere di Parmalat spa, le somme necessarie alla creazione delle provviste (talora depositate transitoriamente presso conti in San Marino, alla cui apertura provvedeva), nonché partecipò direttamente ad alcune operazioni di pagamento»; Romano Bernardoni fu invece «incaricato - a partire dal 1998 - da Calisto Tanzi di tenere i contatti con il mondo politico e istituzionale (incarico affidato al defunto Sergio Piccini), curando l'effettuazione dei pagamenti»; Pier Giovanni Tanzi, infine, era «anch'egli» incaricato quale «ufficiale pagatore». I finanziamenti furono fatti «in denaro contante, ovvero quali corrispettivi di incarichi di consulenza ovvero, ancora, sotto forma di inserzioni pubblicitarie». In relazione alla richiesta di rinvio a giudizio per l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta e alla truffa, la Procura di Parma parla di un «sistema di protezione del gruppo» fatto, fra l'altro, mediante «munifiche elargizioni di somme distratte da Parmalat spa e concessione di viaggi-omaggio a uomini politici, funzionari di banche (tra cui Bank of America e Gkb di Coira) e di società finanziarie (quale Ifitalia)».