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LA GIOIA

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Come una madre deve riguadagnare la gioia del primo istante in cui vide il proprio figlio, o l'operaio il primo lavoro ben fatto. Guardate se quella gioia è ancora attiva. Oppure se all'inizio dei pensieri e delle azioni stanno solo calcolo e strategia, solo cautela e furbizia. Avvertiva Pavese, uomo profondo e tragico, che conosceva la gioia come uno che l'ha perduta, che "è bello vivere perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante". Si deve correggere quella frase: vivere è bello "se" vivere è cominciare. La morte assurda di Pavese, il suo finale senza gioia è la dimostrazione che può anche non esser bello vivere. La vita è insopportabile se, appunto, non c'è qualcosa che ricomincia ad ogni istante. La vita nella vita. C'è infatti chi provvede a rendersela sopportabile drogandosela in varie maniere. E c'è chi non la sopporta e toglie il disturbo. C'è intorno a noi un popolo sempre meno segnato dalla gioia. I miti, gli eroi del nostro tempo - tranne rare eccezioni- sono maschere di un tensione febbrile e snervante alla breve luce del successo, alla misera illusorietà del potere. Ma la gioia, quella, abita in pochi occhi. Di un uomo senza gioia bisogna diffidare. Noi vorremmo, all'inizio dell'anno, un impegno di fronte alla gioia. Più che di fronte alle bandiere, più che di fronte a simboli istituzionali. Vorremmo un momento per ciascuno in cui riattingere la gioia dell'inizio. Abbiamo fame di questo. Un grande poeta francese, Charles Péguy, in una sua opera fa dire a Dio: "quel che mi stupisce è che gli uomini ogni mattina ricomincino, che ogni mattina abbiano speranza". Papa Benedetto, con la sua prima Enciclica, ha ricordato che Dio ha fatto di tutto, proprio di tutto, per sostenere quella speranza. Per non far perdere la gioia dell'inizio della vita. E di ogni suo giorno. Davide Rondoni

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