LO SCENARIO
Dalla franca ma corretta «competition» evocata tempo fa da D'Alema, si è progressivamente passati alla escalation para-bellica tra i due partiti, che oramai non esclude frequenti colpi bassi. Come giudicare altrimenti l'intervista rilasciata alla Repubblica dal portavoce di Largo del Nazareno Dario Franceschini, un attimo dopo le dimissioni di Giovanni Consorte dalla presidenza di Unipol, nella quale l'esponente diellino raccomanda «caldamente» ai compagni riformisti di accelerare sul terreno del partito democratico, se non vogliono andare incontro a una «campagna elettorale avvelenata» dalle recenti vicende giudiziarie connesse alle scalate Bnl e Antonveneta? Il fatto è che, se si mettono in fila recenti dichiarazioni degli esponenti della Cdl su Finanziopoli (ultima in ordine di tempo quella del coordinatore nazionale di Forza Italia Sandro Bondi), e le si confrontano con quelle degli alleati del Botteghino, ci si rende facilmente conto di quanto il pericolo di utilizzo di armi non convenzionali in campagna elettorale provenga indubbiamente dal fronte interno. Un'intervista a orologeria, come rileva anche il Foglio di Ferrara, non a caso ospitata dalla punta di diamante dei media dell'ingegnere Carlo De Benedetti, maggiore sponsor economico del progetto politico targato Prodi-Rutelli-Veltroni, che fa il paio con alcuni concetti espressi nell'editoriale odierno dal quotidiano Europa, secondo il quale a Rutelli i Ds devono ascrivere il merito di aver salvato, con le sue prese di posizione contro il collateralismo, l'«onore» della coalizione. Se a ciò si aggiunge il presunto «gelo» di Prodi nei confronti del Botteghino, riportato dal Riformista di Polito, le tessere del mosaico indicano un accerchiamento dal quale, allo stato, con un'inchiesta pendente e corroborata da intercettazioni imbarazzanti, risulta arduo smarcarsi, a meno di sostanziose concessioni politiche, magari nella formazione delle liste comuni nelle circoscrizioni della Camera.