Il laboratorio di politica internazionale dei Ds elabora le linee in caso di vittoria
Così la sinistra si prepara a governare. Fantasie? Propaganda berlusconiana? Nulla di tutto questo ma così potrebbe essere la politica estera italiana qualora l'Unione vincesse le elezioni. Vero, le Politiche sono ancora lontane. Ma se Prodi ha la sua Fabbrica del Programma anche i Ds hanno i loro laboratori che elaborano le future linee di (eventuale) governo. E basta dare un'occhiata all'attività svolta nel 2004 dal Centro Studi di Politica Internazionale, Cespi, che non fa mistero di essere vicino al centrosinistra, per capire come la sinistra gestirà l'attività dell'Italia nel mondo se dopo il 9 aprile sarà Piero Fassino a guidare le feluche. Un'attività, quella del Cespi, riportata attentamente nella Relazione annuale consegnata al Parlamento dal Ministero degli Esteri sulle attività svolte dagli Enti internazionali inclusi nella tabella di contributi ordinari 2004-2006. A guardare l'attività degli enti vicini ai Ds sorge il timore di un'involuzione radicale della nostra politica estera. Ma torniamo al Cespi, che come detto è un ente legato agli ambienti politici del centrosinistra o come è scritto nella relazione che ha rivolto la propria «consulenza nel 2004 principalmente ai gruppi parlamentari dell'Ulivo». Oltre all'attività la relazione indica anche i contributi ordinari e straordinari ottenuti dai vari enti. Nel caso del Cespi il suo contributo per il trienno 2004-2006 è di 77mila euro, un contributo che negli anni si è ridotto passando dai 103mila 265 euro del 2002 ai 94mila del 2003 fino ad arrivare ai livelli di oggi. Ai 77mila euro si devono poi aggiungere i 5mila euro di contributo straordinario concesso per lo svolgimento della ricerca «decentramento e democrazia in Marocco». Però stavolta l'aspetto più interessante è l'attività fatta, cartina di tornasole per capire quali sono i temi cari a questo centrosinistra che si candida a governare il Paese. L'immigrazione ha occupato uno spazio notevole nell'azione del Centro con il varo del «Programma MigraCtion» e l'elaborazione di una serie di lavori tematici tra cui «l'impatto del rimpatrio forzato sui migranti e sulle loro aree di origine». Tra i programmi di ricerca speciale attenzione al Brasile, che dall'elezione di Lula è diventato un punto di riferimento per tutta la sinistra. Sotto osservazione l'evoluzione politica ed economica impressa dal presidente Lula. Tutto bene, tranne per un particolare: recentemente proprio il presidente tanto osannato dalla sinistra è stato al centro di un gravissimo scandalo finanziario che lo ha portato per un passo alle dimissioni e che ha messo in luce un sistema di potere fatto di corruzioni e malversazioni. Non poteva mancare neanche la rievocazione del mito comunista, con un convegno organizzato con la Fondazione Gramsci ed il Patrocinio del Senato su «Storia dell'Unione Sovietica e politica internazionale. Una giornata di studio per ricordare Giuseppe Boffa». Un giorno intero per rimembrare l'Urss e il suo ruolo sulla scena mondiale, salvo poi tralasciare i milioni di morti causati dalla dittatura comunista. A seguire l'omaggio ad un'altra figura simbolo della sinistra Marcos e il Chiapas, in lotta con il legittimo governo messicano, con il convegno «Chiapas: Promozione della pace e lotta alla povertà in una regione di frontiera». Ed infine il tributo al presidente venezuelano Chavez, recentemente vincitore nelle elezioni parlamentari con un'astensione del 75 per cento, con il seminario "Cosa sta succedendo in Venezuela? Il "Chavismo" e le alternative democratiche». Se queste sono le premesse non c'è solo da preoccuparsi ma è lecito temere una deriva radicale della nostra politica estera dalla vittoria dell'Unione alle prossime elezioni politiche. Una eventuale vittoria dell'Unione che rischia di diventare un successo della morta e defunta Unione Sovietica.