I fuori dal coro: «Sbagliato nominare un banchiere d'affari»
Il primo commento violentemente sarcastico è quello dell'esponente Dc Paolo Cirino Pomicino. «Finalmente - afferma Pomicino - la Banca d'Italia ha come guida un banchiere d'affari. Erano cento anni che durava una tradizione diversa, in linea con quelle delle altre banche centrali, ma ora, con il trasferimento della sovranità nazionale dai palazzi romani alle centrali finanziarie londinesi, il tanto atteso regalo ci è stato finalmente dato». «È un preciso segnale - sostiene ancora Cirino Pomicino con fare accusatorio - che l'Italia è in vendita, e chi oggi ha dovuto obbedire, con la firma o con il silenzio, avrà di che dolersi sul terreno della democrazia economica». Duro anche il commento di Rifondazione Comunista che con Paolo Ferrero afferma: «Non è il migliore». Negativi anche i Comunisti italiani. «Meglio tardi che mai. Giudicheremo dai fatti», afferma Marco Rizzo, presidente della delegazione comunista al Parlamento Europeo. «La vicenda Bankitalia è stata tutta imperniata da un grande e grave ritardo, oltre che da ombre pesanti che non sono state ancora dipanate». Per lui quindi tutto è fuori tempo massimo: «tardi sono arrivate le dimissioni di Fazio - aggiunge Rizzo - tardi è arrivata la nomina del governatore. Viene però da dire: meglio tardi che mai. In ogni caso non parteciperemo alla gara dei pro e dei contro. Vogliamo giudicare dai fatti. In primis serve un decalogo a difesa dei consumatori e dei correntisti. Sarà dai fatti, e solo da quelli, che capiremo se la nomina di Draghi è ciò che serviva al Paese e all'istituzione Bankitalia oppure no». Anche il segretario della Dc Gianfranco Rotondi è un signor «no» sulla nomina di Draghi e per lui il problema è sempre il fatti che Draghi sia «un banchiere d'affari: «Senza drammatizzare confermo l'opinione della Democrazia cristiana su Mario Draghi: è una scelta sbagliata non per la persona, che è degnissima, ma per il fatto che sia un banchiere d'affari». E aggiunge: «Nella storia di Bankitalia nessun governatore proviene dai ranghi della banca d'affari. È un errore da mettere agli atti; speriamo che il governatore, cui facciamo i migliori auguri, ribalti coi suoi comportamenti il nostro giudizio». Sono decisamente contrari alla nomina di Draghi anche i Radicali italiani che lo accusano di aver taciuto sul caso Telekom Serbia, da direttore generale del ministero, quando era ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi. «Berlusconi nominando governatore della Banca d'Italia il dottor Mario Draghi, ha premiato colui che ammise di essersi accorto dell'affaire Telekom Serbia quattro mesi dopo la sua conclusione ed era direttore generale del ministero del Tesoro, braccio destro dell'allora ministro Carlo Azeglio Ciampi», ha infatti dichiarato Giulio Manfredi, dei Radicali. «Se tanto mi dà tanto, io e l'allora senatore radicale Piero Milio, che denunciammo subito, nel giugno 1997, il vergognoso finanziamento del regime serbo (la stessa procura di Torino ha verificato che i soldi di Telecom Italia, allora azienda di Stato in mano al Tesoro, finirono direttamente nei conti bancari di Milosevic), possiamo ambire alla presidenza della Banca mondiale».