FI: «Accuse campate in aria». L'Unione: «Giusto pubblicare»
E così la notizia pubblicata dal Corsera, che vuole Silvio Berlusconi indagato a Milano per corruzione, rovina la giornata al presidente del Consiglio. «Sono amareggiato», dice il premier in Consiglio dei ministri. «Hanno tirato fuori una cosa campata in aria, senza consistenza», assicura, per poi dare una lettura tutta politica della vicenda: «È la solita storia che si ripete sotto elezioni». Il servizio del Corsera scatena l'ira negli uomini del premier. È partita la campagna elettorale, attacca il portavoce Paolo Bonaiuti, e durante tutta la giornata si susseguono le accuse degli azzurri al quotidiano di via Solferino e alla magistratura. L'Unione respinge la teoria del complotto contro il presidente del Consiglio e la Margherita osserva che la stampa ha fatto solo il suo mestiere, mentre i Ds spiegano che non è proprio il caso che il centrodestra gridi allo scandalo. Dura ovviamente la replica di Forza Italia: dalla Quercia niente lezioni. «La campagna elettorale è iniziata - commenta dunque Bonaiuti - e puntualmente la Procura di Milano e il Corriere con precisa unione di intenti, prospettano fatti destituiti di ogni fondamento». La linea è questa e tutti gli azzurri vedono davanti agli occhi «l'incubo del '94», quando Berlusconi fu raggiunto da un avviso di garanzia durante il G8 di Napoli. Se Niccolò Ghedini, deputato di FI e avvocato del premier, è convinto che la notizia pubblicata non abbia una spiegazione giuridica, ma soltanto politica, il responsabile Enti locali del partito Osvaldo Napoli parla di un film già visto e consiglia a colleghi ed alleati di «indossare l'elmetto». Due ministri, Francesco Storace e Giorgio La Malfa, raccontano di un Berlusconi molto indignato («e con lui tutto il Consiglio» che si è riunito ieri assicura il titolare della Salute), e il secondo riferisce: il Cavaliere assicura che la notizia in questione è campata in aria, priva di qualsiasi consistenza. Di tutt'altro tenore le reazioni del centrosinistra. Tutti negano l'esistenza di un complotto e difendono il diritto-dovere di pubblicare la notizia, a partire dal presidente dei deputati dei Dl Pierluigi Castagnetti: «I giornali fanno il loro mestiere, che è quello di dare fastidio a chi governa oggi e a chi governerà domani». E mentre il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio chiede al premier di spiegare i fatti senza inveire contro la stampa, Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei valori, è ancora più duro: «I fatti emersi oggi dimostrano che c'è una responsabilità provata del premier e che è riuscito a scamparla grazie alle prescrizioni». Più prudente Enrico Boselli (Rosa nel pugno), che invita a non emettere sentenze prima della conclusione dei processi e ribadisce che la Cdl va sconfitta sul terreno della politica, al di fuori di un uso strumentale delle inchieste. Anche Vannino Chiti, coordinatore della segreteria Ds, mette in guardia, ma aggiunge: «La destra non può osannare quando la magistratura interviene nei confronti della cooperazione e invece gridare all'attentato quando le indagini si riferiscono ad attività imprenditoriali del premier». Durissima la replica di Fabrizio Cicchitto, che vede rinascere nei Ds «l'istinto giustizialista». Il vice coordinatore di Forza Italia attacca: «Chiti può fare molte cose, ma non impartire lezioni di galateo sui rapporti con la stampa e con la magistratura». E non manca un richiamo velenoso alla questione Unipol: i Ds non pensino di aver chiuso la vicenda con le dimissioni di Consorte.