Consorte lascia, ma l'opa Bnl non si ferma
Dopo l'interrogatorio di martedì il presidente di Unipol si dimette assieme al suo vice Ivano Sacchetti
La notizia è stata comunicata ieri sera al termine del Cda speciale della Holmo, la holding del gruppo. Un Consiglio di amministrazione durato circa 4 ore e che sarebbe stato caratterizzato da una vivace discussione alla quale avrebbe partecipato lo stesso Consorte che avrebbe fornito una sua spiegazione sui fatti per i quali è stato chiamato a dare conto dai giudici di Milano. Alla fine però, è arrivata la conferma di una notizia che da giorni era nell'aria. La comunicazione è stata affidata ad una nota nella quale si legge che «Il cda di Holmo ha preso atto delle valutazioni fornite dalla presidenza in merito all'evoluzione del gruppo Unipol ed in relazione all'opa Bnl». «Gli elementi forniti - continua la nota - sono stati considerati utili al fine di ottenere un aggiornamento della situazione in essere». In merito alle dimissioni di Consorte e Sacchetti Holmo fa sepere che «apprezza tale gesto che potrà servire per non creare ostacoli all'opa, potrà contribuire a determinare un clima di più serena gestione del gruppo e favorire un più generale chiarimento sulle situazioni determinatesi». In sintesi il gruppo non rinuncia all'opa Bnl di cui, anzi, conferma «il valore strategico» e «la validità imprenditoriale». «Il cda di Holmo - conclude il comunicato - provvederà ad attivare con sollecitudine gli atti e le procedure societarie ritenute più adeguate alle suddette situazioni». Mentre si consumava l'ultimo atto della vicenda Unipol-Consorte, però, l'ex numero uno di via Stalingrado metteva sul tavolo la sua difesa e, per bocca del suo legale, l'avvocato Filippo Sgubbi, anticipava molti degli elementi che saranno contenuti nella memoria che i difensori di Consorte stanno mettendo a punto e che depositeranno in questi giorni in Procura a Milano. Tutto ruota ovviamente attorno all'interrogatorio fiume (quasi 5 ore) a cui Consorte è stato sottoposto martedì sera a Milano. A quanto si apprende, per il momento l'ex numero uno di Unipol sarebbe indagato per il solo reato di concorso in aggiotaggio per la scalata di Antonveneta e si esclude che possa rispondere anche di frode fiscale o di insider trading. In ogni caso è praticamente certo che all'interrogatorio di martedì sera ne seguirà presto un secondo. I magistrati, infatti, non credono alla giustificazione secondo cui i 50 milioni di euro che Consorte avrebbe fatto rientrare in passato, beneficiando dello scudo e di un condono fiscale, siano solo il frutto di consulenze. Ed è proprio su questo punto che Sgubbi si è soffermato. Secondo il legale, infatti, il compenso dato dal numero uno di Hopa, Emilio Gnutti a Giovanni Consorte è «legato solo alle consulenze effettuate dall'ingegnere nella vicenda Telecom nel corso di tre anni. Un'attività pienamente lecita». Tra l'altro, ha aggiunto, si tratta di fondi «inferiori all'importo riportato dai giornali, ben al di sotto di 50 milioni di euro, ma stiamo ancora facendo i conti». Sgubbi ha quindi ripercorso l'interrogatorio subito da Consorte davanti ai pm di Milano. «Al momento - ha spiegato - l'ingegner Giovanni Consorte non ha più nessun fondo all'estero. I fondi dei conti esteri sono rientrati infatti tutti in Italia attraverso lo scudo fiscale, e dunque attraverso un'attività pienamente lecita». Consorte, ha continuato Sgubbi, «non ha mai agito e operato su azioni della compagnia» e «il gruppo Unipol non ha subito danno e pregiudizio dagli attuali vertici». Anzi, sono stati proprio Consorte e Sacchetti che «lo hanno portato da un ruolo marginale ai primi posti della scena finanziaria». Per quanto riguarda la scalata Antonveneta, invece, il legale ha voluto precisare che il gruppo non ha «avuto niente a che vedere con la scalata». E fu proprio Consorte a «manifestare la propria opposizione a Gnutti sulla partecipazione alla scalata ad Antonveneta».