Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Il premier: «Su Draghi nessuna perplessità»

default_image

La nomina del nuovo Governatore verrà affrontata nel Cdm del 29 dicembre

  • a
  • a
  • a

Così Silvio Berlusconi ha affrontato le domande sul nuovo Governatore durante la conferenza stampa ieri di fine anno a Villa Madama. «Noi comunque — ha ricordato il premier — non dobbiamo fare un accordo con l'opposizione, ma sentire l'opposizione». Della nomina del successore di Antonio Fazio, ha spiegato il premier, si parlerà nel Consiglio dei ministri del 29 dicembre. Ma per la Banca d'Italia ieri è stata una giornata importante perché in un giorno solo ha incassato due via libera: quello del Parlamento che dà luce verde alle nuove norme contenute nel Ddl Risparmio e quella della Bce che «accoglie con favore» le novità portanti del provvedimento, la collegialità, il mandato a termine e la distinzione tra concorrenza e vigilanza. La Banca centrale europea, si legge nel parere diffuso ieri, «nota con piacere che il Governo italiano ha accolto molte» delle sue osservazioni e, «più specificamente si compiace» degli emendamenti che introducono il principio di collegialità per il processo decisionale del direttorio. Ricorda che le nuove procedure di nomina del governatore sono «in conformità con il trattato» e guarda con favore allo scaglionamento delle nomine dei membri del Direttorio, sulla falsariga di quanto avviene oggi nel board dell'Eurotower, «per assicurare un livello di continuità nel funzionamento». La Bce insiste nel dichiarare «opportuno mantenere una chiara distinzione tra le procedure relative alla concorrenza e le decisioni in materia di vigilanza bancaria. Cionondimeno — puntualizza — possono verificarsi dei casi in cui una fusione bancaria sarebbe da considerare necessaria per garantire stabilità, sebbene essa susciti preoccupazioni per gli effetti sulla concorrenza»: in questo caso si potrebbe prevedere una norma «secondo la quale l'Antitrust avrebbe il potere di autorizzare delle concentrazioni bancarie, sulla base di una richiesta della Banca d'Italia fondata su ragioni di stabilita». Ribadita l'esigenza di «preservare l'indipendenza finanziaria della Banca d'Italia ad avvenuto trasferimento delle quote di partecipazione e la necessità di rivedere il ruolo del Consiglio Superiore» sull'assetto proprietario, gli eurobanchieri ricordano la «necessità di assicurare la compatibilità delle modalità di finanziamento con i principi stabiliti dal Trattato in merito al finanziamento monetario e alle politiche fiscali». «Accolta con favore la decisione del Governo italiano di consultarla nuovamente su questo nuovo progetto d'articolo», la Bce «nota con piacere che il Governo italiano ha accolto molte delle osservazioni formulate in detti precedenti pareri». Più specificamente, la Bce «si compiace degli specifici emendamenti che introducono il principio di collegialità per il processo decisionale del direttorio e un mandato di sei anni per i suoi membri, rinnovabile una volta, simile a quello introdotto per il Governatore». La Bce richiama le osservazioni fatte nel suo precedente parere con riferimento alla necessità di assicurare la compatibilità delle modalità di finanziamento del previsto trasferimento allo Stato delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia con i principi stabiliti dal trattato in merito al finanziamento monetario e alle politiche fiscali. Il Ddl sul risparmio ieri è diventato legge con il voto finale del Senato: hanno votato sì 142 senatori, 24 i contrari. Tra i parlamentari che hanno votato «no» alle norme sulla riforma di Bankitalia e sul falso in bilancio, Giuliano Amato e Giulio Andreotti. «Sono sicuro che è una buona legge ed era giusto farla» ha commentato con soddisfazione il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.

Dai blog