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Iervolino, ultima sceneggiata

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Ma quando Rosa Russo Iervolino si è vista soffiare il posto alla Corte Costituzionale, dopo aver coltivato il sogno di entrare in quota Margherita, si è fatta due calcoli: impossibile tentare la scalata al Quirinale, dopo averlo sfiorato sei anni e mezzo fa, difficile perfino trovare un posticino sicuro nelle liste della Margherita visti i difficili rapporti con il rais campano Ciriaco De Mita e quelli non idiliaci con l'emergente Francesco Rutelli su scala nazionale. Così, di fronte alla prospettiva di restare a spasso, ci ha ripensato, ripiegando sulla riconferma a sindaco di Napoli, a distanza di sole due settimane dall'annuncio dell'addio. Ma il paradosso è che nel centrosinistra, quando Rosetta ha fatto marcia indietro, ci sono rimasti tutti malissimo, mentre sul fronte opposto si è esultato come per un gol allo stadio, al punto che un giornale cittadino vicino al centrodestra pubblica quotidianamente l'elenco di firme a sostegno della ricandidatura della Iervolino. Come a dire, non ripensarci ancora, ricandidati Rosetta... Capita anche questo, in quel coacervo di contradddizioni che regna nel capoluogo partenopeo, massima espressione locale della politica dei veti incrociati, degli inciuci trasversali e del fuoco amico che il centrosinistra coltiva già in maniera formidabile a livello nazionale. Basti pensare che gli alleati di Rosetta al Comune di Napoli hanno versato per poche ore lacrime di coccodrillo all'annuncio della sua resa, ma dopo un paio di giorni già danzavano intorno al suo scalpo cercando di piazzare il successore. E per un'intera settimana De Mita e Bassolino hanno dato vita a un duello «accademico», proponendo entrambi un proprio candidato pescato tra i Magnifici Rettori, mentre Rutelli mandava avanti un suo fedelissimo, il semisconosciuto deputato Riccardo Villari. Insomma, il caos. È lo sfascio del centrosinistra. Che vince, ma non riesce a governare. La città scivola rapidamente in tutte le classifiche. Di vivibilità, di qualità della vita, per l'ambiente, per produzione economica. Gradino dopo gradino, Napoli scende in fondo alle classifiche. E l'Unione non riesce a decidere nulla. Il sindaco se ne va, tutti che s'azzuffano per accaparrarsi la sua poltrona, Napoli langue e muore. La situazione ideale per convincere Rosetta a ripensarci e a presentarsi come la salvatrice della Patria (e della coalizione). Ma quando l'ex ministro degli Interni ha annunciato la propria decisione di ridiscendere in campo, De Mita e Bassolino hanno continuato a litigare, con un motivo apparentemente sciocco, ma assolutamente nevralgico se si conosce il profilo caratteriale dei due e la reciproca propensione all'egocentrismo: entrambi volevano mettere il timbro sul ripensamento del sindaco. Insomma, volevano prendersi il merito, passare per grandi registi, per gli autorevoli burattinai. Così, il diessino ha iniziato il pressing mediatico su Rosetta, lanciandole appelli sui giornali e ostentando incontri e colloqui segreti, fino all'annuncio della Iervolino: «Ok, mi hanno convinto, resto». E l'altro, Ciriaco, se l'è presa maledettamente a male. «Rosetta si ricandida? Non ne so nulla, e poi doveva dirlo prima a me, avevamo scelto un percorso concordato...»., ha tuonato l'ex premier di Nusco. Per poi andare direttamente all'attacco del sindaco, contestandole la pessima amministrazione della città: «Ormai lo dico con chiarezza: non mi pare che la maniera in cui è gestito il potere in Campania corrisponda ai bisogni delle persone e fornisca una risposta efficace ai loro problemi». Insomma, una bocciatura postuma e definitiva, dopo cinque anni di rapporti difficili tra De Mita e la Iervolino, ma soprattutto tra De Mita e Bassolino, costretto a vivere momenti infernali alla Regione Campania per l'ostracismo del vecchio statista avellinese. Tra i due, tra l'ex sindaco di Napo

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