Catizone, cade un altro mito di sinistra
Diciotto consiglieri comunali appartenenti a diversi partiti dell'Unione hanno infatti depositato una mozione contro il primo cittadino, espressione della stessa coalizione politica. A illustrarne il senso è stato presentato nel corso di una conferenza stampa il segretario cittadino della Margherita, Giuseppe Maiorca. «La crisi politica — ha spiegato — ha subìto accelerazioni ed irrigidimenti tali che nel corso del Consiglio comunale sull'assestamento di bilancio si è potuto constatare che non vi era più alcuna maggioranza politica a sostegno del sindaco». «Oggi — ha aggiunto Maiorca — si attiva questo meccanismo di sfiducia che potrebbe anche portare allo scioglimento anticipato del Consiglio comunale». Diciotto consiglieri comunali da soli non bastano, comunque, a «licenziare» il primo cittadino di Cosenza Eva Catizone. La quale è stata, la scorsa estate, al centro di una storia «rosa»: la donna annunciò di essere incinta ma non volle rivelare il nome del padre. Ma poco dopo il segretario regionale dei Ds Nicola Adamo rivelò di essere lui il papà del piccolo, chiedendo scusa alla moglie. Ora il sindaco deve affrontare una nuova bufera. Per rimuovere la Catizone e quindi sciogliere il consiglio comunale sono necessario 21 consiglieri comunali che, comunque, al di la della sfiducia, devono presentare le dimissioni dalla carica. La mozione sarà discusso nella prossima riunione del consiglio ma intanto anche il gruppo di An è pronto a votare la sfiducia. «An voterà la mozione di sfiducia — ha spiegato il commissario di Alleanza Nazionale provinciale di Cosenza, Geppino Caputo — come atto politico che certifica il fallimento di un modello politico di centrosinistra che non è perpetuabile. È chiaro che con la fine della consigliatura Catizone si consuma uno strappo fra la città ed il centrosinistra, che ha dimostrato di non sapere governare il territorio pur disponendo di una maggioranza di 32 consiglieri su 41». Pronti a votare la sfiducia anche l'Udc: «La presentazione della mozione di sfiducia da parte dei 18 consiglieri di maggioranza è un atto concreto — ha detto il segretario provinciale dell'Udc di Cosenza, Raffaele Cesario — ma aspettiamo di vedere cosa succederà in Consiglio: noi ci saremo e faremo il nostro dovere, votando a favore della mozione e contro un centrosinistra che deve lasciare al più presto la guida della città». «È bene chiarire — ha aggiunto — che non sarà un referendum contro o a favore di una persona, ma si decreterà il fallimento del modello Cosenza e di tutto il centrosinistra che ha disamministrato il territorio». Eva Catizone comunque è serena. «Continuerò serenamente a lavorare — ha commentato — fino a quando in Consiglio non si aprirà un corretto dibattito politico su quanto è avvenuto in queste ultime settimane. Ho profondo rispetto per la funzione dei partiti, ma è alla sovranità del Consiglio che va rimessa la decisione sulla reversibilità o meno della situazione di crisi. Dirò in Consiglio che, votata dai cittadini, ho agito con i poteri che mi ha dato la legge e che non si può oggi rimproverarmi di aver scelto una Giunta in base a precise prerogative esercitate in nome dei cittadini e della legge. Dietro le motivazioni ufficiali, del resto, ben altro si intravvede e la città ne va messa al corrente. La città deve sapere se è vero che sono state fatte promesse, distribuiti incarichi e promozioni per farmi cadere». La Catizone si domanda perché «è caduto nel vuoto il mio appello a un confronto sereno tra le forze di maggioranza, come se ci fosse stata una precisa volontà di restare sordi. La prima cosa da porre con forza e senza indugi all'attenzione del Consiglio comunale è l'esistenza di una questione morale e dei cedimenti di quell'etica della rappresentanza che è la precondizione del buon governo. Oggi più che mai è, perciò, necessario fare chiarezza perché si sappia quanto è avvenuto in questi giorni. E resto al mio posto perché in tutta questa vicenda non ci sono vere ragioni politiche». «Mi si imput