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Ciampi: «I segni di ripresa si sono attenuati»

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Carlo Azeglio Ciampi ha confessato in pubblico la sua amarezza per gli appelli al dialogo caduti nel vuoto. E lo ha fatto incontrando le alte cariche dello Stato per gli auguri di fine anno. La cerimonia solenne, da sempre occasione per fare consuntivi dell'anno in corso, stavolta è caduta a fine settennato, e ha spinto a riflessioni di più lungo momento. A questo rammarico il presidente ha aggiunto «l'amarezza» per non avere ottenuto una riduzione della durata dei processi e la «preoccupazione per l'affollamento delle carceri». L'esternazione dei sentimenti è finita qui. Per il resto, Ciampi ha fatto un discorso politico fitto di richiami alle cose da fare e da non fare. Silvio Berlusconi, seduto in prima fila, ha seguito con attenzione assorta, ma palesemente senza entusiasmo il passaggio in cui il presidente ha messo un bel veto alla eliminazione della limitazione degli spot televisivi in campagna elettorale. Lo ha fatto senza nominare la par condicio, ma citando un passaggio del Messaggio alle Camere del 2002 sull'informazione radiotelevisiva in cui si diceva che nessuna riforma può farsi in questo campo superando «parametri» definiti dai concetti di «pluralismo e imparzialità». Poichè questi parametri garantiscono ai cittadini il diritto di essere informati in modo da esercitare liberamente il voto. Sono perciò «strumenti di garanzia irrinunciabili». Altro capitolo della lezione, le istituzioni. Agli uomini che ne sono ai vertici, Ciampi ha ricordato la celebre frase di Vincenzo Cuoco («sono più necessari gli ordini che gli uomini») e ha aggiunto: «Ma gli ordini, le istituzioni, li fanno e li preservano gli uomini». Mormorio dell'illustre uditorio: molti hanno pensato che la frase si riferisse alla tormentata vicenda delle dimissioni di Fazio dalla Banca d'Italia, altro motivo di amarezza — seppur inconfessato — del Capo dello Stato. Le istituzioni, ha detto il presidente, richiedono una manutenzione quotidiana: chi ne è ai vertici «deve agire con profondo senso dello Stato, avendo come unico scopo il bene pubblico, imponendosi di rispettare non solo le leggi, ma anche il complesso delle norme etico-sociali e avendo come riferimento ultimo la propria coscienza: è questo per me il significato più vero della dignità nell'esercizio di qualsivoglia professione». Ed è sembrato proprio che parlasse della Banca d'Italia, quando ha aggiunto che solo così si dà prestigio e autorevolezza alle istituzioni. Ciampi ha anche aggiornato la diagnosi sulla congiuntura economica: i segni di miglioramento negli ultimi mesi «si sono attenuati», il made in Italy perde mercato e continuerà a perderlo senza politiche di sostegno e senza una ripresa degli investimenti pubblici e privati. Gli investimenti possono venire dai risparmi degli italiani. Ma, è sembrato dire il presidente, per questo occorre istillare nuova fiducia perché i recenti scandali finanziari pesano e la nuova legge a tutela del risparmio ancora ritarda. Eppure, conclude Ciampi, «il risparmio è una risorsa fondamentale tutelata dalla Costituzione».

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