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Prodi cerca di ricucire lo strappo con Roma

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I suoi fedelissimi al lavoro: potrebbe siglare la pace con Veltroni nel corso di un'inaugurazione

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«Abitare a Roma? Manco morto», aveva detto Prodi la sera del 15 dicembre a Cinisello Balsamo, vicino Milano, aggiungendo che «vivere lontano da Roma è un vantaggio sul lungo periodo. Anzi, sono convinto che se un politico vuole durare a lungo è bene che se ne stia a distanza da quella città», senza evitare di dimostrare il suo disprezzo per «i salotti di potere» dove vanno i politici, affermando di sentirsi quasi più «padano» di Bossi, visto che da sempre abita vicino al Po. Nonostante le marce indietro e i tentativi di mettere «una pezza» affermando che non voleva offendere i cittadini romani, Prodi non è riuscito a togliersi di dosso l'etichetta di «padano» che detesta Roma e gli alleati della coalizione stanno cercando il modo di fargli recuperare una fetta di gradimento nella città che è anche la sede del governo del paese. E le stanno pensando tutte. Una maratona benefica per il centro della Capitale con il professore in pantaloncini corti a stringere le mani dei passanti? Una buona idea. Oppure: biciclettata dimostrativa domenicale del leader del centrosinistra su e giù per la pista ciclabile insieme a decine di famiglie con bambini?... Alla fine pare che si stia pensando ad una pace da siglare in giardino. E in rappresentanza di Roma ci dovrebbe essere il sindaco Veltroni e come testimone il suo predecessore Francesco Rutelli, presidente della Margherita, che però si è ben guardato di tappezzare la città con manifesti salva-Prodi. Le trattative pare che siano frenetiche. Prodi farà di tutto per partecipare il 22 dicembre all'inaugurazione del «Giardino romano», situato all'interno dei Musei Capitolini. Un'occasione da non perdere, per il Professore, per cercare di «ricucire» quel rapporto con gli abitanti di Roma. E pare che questa riconciliazione all'ombra della statua dedicata a Marco Aurelio abbia come sponsor proprio il braccio destro del Professore, Silvio Sircana. Infatti, il progetto del «Giardino Romano» è firmato dal celebre architetto Carlo Aymonino, suocero di Sircana. Livia Aymonino, infatti è sua moglie. Quindi una «pace» siglata in famiglia per migliorare l'immagine del leader del centrosinistra nella Capitale. A dare una mano a Prodi per salvare la faccia a Roma sono ancora i Ds che ieri hanno tappezzato la città di manifesti significativi. «Anche noi con Prodi non amiamo i «salotti», ma amiamo Roma», scrivono a lettere cubitali i seguaci di Fassino e D'Alema, entrambi assidui frequentatori di piacevolissimi «salotti» romani. E su questo tentativo disperato di supportare Prodi, ieri la Lega si è scatenata, chiamando i Ds «serbatoio di voti e zerbino di Romano Prodi». «È alquanto stupido affiggere manifesti in cui, pur di attaccarsi a un carro senza ruota come quello di Prodi, venga insultata la Lega che, dopo le parole su Roma dell'ex presidente dell'Iri, è stata in religioso silenzio», affermano infatti i senatori della Lega. «Ormai siamo alla totale mancanza di dignità politica di alcuni dirigenti dei Ds che stanno calpestando l'ex Pci che, nel bene o nel male, ha fatto la storia del nostro Paese. Chi se lo immaginava che un serbatoio di voti come quello dei Ds diventasse lo zerbino di Romano Prodi. Chissà come potevano reagire dirigenti quali Berlinguer, Pajetta, Scoccimarro o Terracini. Ma - concludono - la domanda la giriamo a Cesare Salvi, Massimo D'Alema, Walter Veltroni e Giorgio Napolitano». Giu.Cer.

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