L'Unione non s'accontenta

Ieri, col Transatlantico in subbuglio per la notizia delle dimissioni del governatore, non c'era esponente del centrosinistra, sorriso d'ordinanza appena accennato, che non ripetesse la litania: «Meglio tardi che mai». Sì perché l'Unione, dopo aver chiesto per mesi la testa di Fazio, ieri ha preferito non festeggiare la vittoria limitandosi al gioco del «potevate darci retta». Nessun leader dell'opposizione si è lasciato sfuggire l'occasione di ribadire il concetto. In testa, ovviamente, Romano Prodi. «Un atto dovuto e atteso da gran tempo» è stato il commento del Professore che poi si è detto subito disponibile a «cooperare con il Governo per colmare il vuoto che si è creato». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il leader della Margherita Francesco Rutelli. «Una decisione inevitabile, anche se colpevolmente tardiva - ha commentato l'ex sindaco di Roma -. Ora occorre individuare un nuovo governatore che risponda a due caratteristiche: altissima autorevolezza, massimo consenso». E per un giorno lo spirito di coalizione ha relegato in una angolo anche i dissapori tra Quercia e Margherita. Tutto lo stato maggiore del Botteghino è sceso in piazza per unirsi al coro degli alleati. Da Piero Fassino: «Un atto di responsabilità da noi sollecitato e auspicato ormai da tempo». A Massimo D'Alema: «Un gesto auspicato, un atto di responsabilità». Fino al capogruppo Luciano Violante: «Non bisogna infierire ma avere rispetto per la persona. La decisione che ha preso è tardiva ma positiva. Adesso guardiamo al futuro a come rapidamente ridare una autorevole guida alla Banca d'Italia». Anche se la palma del più originale la vince il deputato Giuseppe Caldarola. «Era ora - è stato il suo commento a caldo -, ci ha fatto il regalo di Natale». A seguire tutta la pattuglia dei «cespugli» dell'Unione. «Una mossa opportuna anche se tardiva» ha ribadito il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro. «Una mossa che è stata fatta probabilmente appena in tempo per evitare, al di là delle intenzioni, il rischio di inquinamento probatorio per l'indagine in corso». «A proposito delle dimissioni del governatore si può ripetere il motto popolare: meglio tardi che mai» è stato il commento del presidente dello Sdi Enrico Boselli. «Noi avremmo pensato che in Fazio sarebbe prevalsa immediatamente una forte sensibilità istituzionale - ha aggiunto - ma purtroppo così non è stato. Se lo avesse fatto subito sarebbe stato ancora più chiaro che le sue dimissioni non erano un'ammissione di colpa». Sposa la linea del «meglio tardi che mai» anche il segretario del Prc Fausto Bertinotti. «Ora bisogna evitare nuovi errori e penso che bisognerebbe anticipare con la pratica politica una riforma della banca centrale che è necessaria». Mentre il verde Pecoraro Scanio, dopo il «pure se tardive, le dimissioni del governatore sono un fatto sicuramente positivo» di rito, ha messo l'accento sulle regole. «È ora responsabilità della politica - ha aggiunto - individuare norme chiare affinchè non si ripetano vicende del genere. Chiediamo sia modificato il provvedimento sul risparmio per avere una riforma seria a tutela dei risparmiatori: pene severe sul falso in bilancio, nessun condono per i reati commessi in operazioni bancarie e finanziarie e il passaggio delle competenze antitrust all'Autorità». Chiudono la carrellata il comunista italiano Oliviero Diliberto («Con le dimissioni di Fazio è finita una anomalia. A questo punto, alla luce degli incredibili fatti accaduti e della pesantezza della situazione, sarebbe opportuno che la nomina del nuovo governatore avesse il consenso oltre che della maggioranza anche dell'opposizione») e il leader dell'Udeur Clemente Mastella («Ed ora occorre recuperare credibilità internazionale con la nomina di una personalità di grande prestigio e super partes»).