Nuovo interrogatorio per Fiorani
A San Vittore gli inquirenti chiedono dei rapporti con politici e Banca d'Italia
Lo fa con un interrogatorio fiume di 10 ore, a San Vittore, cominciato intorno alla tarda mattinata di ieri per proseguire fino all'ora di cena. Confermando diversi fatti addebitatigli, tra le altre cose spiegando i contenuti della telefonata famosa con il governatore Antonio Fazio nella notte tra l'11 e il 12 luglio, quella con cui veniva allertato che il giorno dopo sarebbe stato ufficializzato il via libera all' opa di Antonveneta. Fiorani ha anche parlato della crescita della sua banca. Di come negli ultimi sei anni il suo istituto è riuscito a raddoppiare le dimensioni attraverso acquisizioni che gli hanno permesso di passare da 143 sportelli a quasi 1.000. Un processo di espansione costato, a fine 2002, oltre 3 miliardi di euro e culminato con la fallita scalata ad Antonveneta nel 2005 dopo la lotta contro gli olandesi di Abn condotta accanto a Emilio Gnutti, i fratelli Lonati, Stefano Ricucci e Danilo Coppola. Una crescita costante ora sotto il mirino degli inquirenti. E Fiorani non si è tirato indietro, ha parlato di quell'amicizia molto forte con il governatore Fazio, dell' esigenza di mantenere italiana la banca dinanzi all'offensiva straniera. Nel corso dell'interrogatorio, poi, a quanto si apprende, Fiorani ha anche parlato di politici, di coloro che facevano riferimento alla Banca d' Italia e operavano lobbying in modo trasversale ai partiti. Ma in questo caso non è entrato nel dettaglio dei nomi, mentre invece non avrebbe negato altri affari messi insieme con Gnutti, gli immobiliaristi e talora Giovanni Consorte. L'interrogatorio blitz di ieri ha consentito a Fiorani anche di spiegare la sua fulminante carriera di banchiere. Dai tempi della Popolare di Lodi quando aveva poco più di 150 sportelli, sino a farla diventare la Bpi con i mille sportelli attuali. Il suo ricordo non ha risparmiato le fasi di crescita e acquisizione di altri istituti, le modalità secondo i pm non sempre ortodosse utilizzate, modalità che però, ha rilevato Fiorani, venivano assecondate per evitare l'ondata straniera. Tra le varie vicende, non si è parlato molto di politici anche se questo aspetto sarebbe stato sfiorato in merito all'operazione di acquisizione della Credi Euro Nord, la banca della Lega salvata dalla Popolare di Lodi. Per quanto riguarda i conti esteri di cui l'ex ad dispone, ha ribadito di volerli consegnare alla giustizia allo scopo di far rilevare la sua buona fede. Ora, non è difficile prevedere una settimana ad alta tensione per l'inchiesta milanese che, nata con l'intento di accertare comportamenti disinvolti nel tentativo di scalata ad Antonveneta, è diventata sempre di più un'indagine sull'ex management di Bpi e, come ha scritto il gip Clementina Forleo, sulla «presumibile complicità degli organi di controllo interni, esterni e istituzionali» di cui questo avrebbe goduto. Domani sarà sentita l'ultima delle persone raggiunte dall'ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata all'insider trading, al falso e all'aggiotaggio (Paolo Marmont, consigliere di Bpl Suisse, non si è ancora presentato). É Silvano Spinelli, consulente ed ex dirigente Bpi, e «fulcro» del meccanismo di appropriazione indebita che avrebbe portato nella disponibilità di Fiorani, secondo le stime della Procura, una somma intorno ai 70 milioni di euro. L'accelerazione delle indagini, però, è certo determinata ancor più dal nuovo atteggiamento verso i magistrati di Fiorani.