Bankitalia, già pronto il ricorso
Che domani, al Consiglio dei ministri, proporrà una sorta di decreto di sfratto al numero uno di Palazzo Koch. Non se ne parla nemmeno. L'idea del ministro dell'economia di commissariare con un semplice atto dell'esecutivo l'istituto, secondo Fazio, non è legittima perché in netto disaccordo con le norme del Trattato di Maastricht, istitutivo dell'Unione Europea, e che è una specie di pietra angolare su cui è stata costruita l'Europa. Impossibile dunque violarne le regole a cuor leggero. Tra le sue righe è, infatti, ribadito con forza l'impossibilità per i rappresentanti del potere politico di intervenire nelle vicende interne delle banche centrali. La cui autonomia dalle bramosie dei governi è sancita a chiare lettere. E in un modo che non ammette equivoci. Da un lato, infatti, né la Eurotower né una Banca centrale nazionale possono accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai Governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Dall'altro il divieto di interferenza è stabilito per gli esecutivi degli Stati che si impegnano a rispettare il principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della Bce o delle Banche centrali nazionali nell'assolvimento dei loro compiti. Tra le carte che giocherà il numero uno di Bankitalia c'è proprio questo principio, una clausola di garanzia contro l'invasione del potere politico, scritto all'articolo 107 del Trattato europeo. Solo la Banca centrale europea, dunque, ha la possibilità di rimuovere chi siede sulla plancia di comando delle banche centrali nazionali. Non sono ammesse deroghe dirette (il decreto di un governo) o indirette (le pressioni su Trichet per convincerlo a dimissionare Fazio). Così il Governatore ha già messo in moto il suo ufficio legale per preparare un ricorso contro l'eventuale provvedimento portato in consiglio dei ministri da Tremonti. Non solo. Per rendere ancora più efficace l'azione di contrasto Bankitalia ha avviato una serie di contatti con un importante studio di avvocati amministrativisti. Insomma a via Nazionale si stanno caricando le batterie di missili contro l'attacco che martedì sferrerà l'esecutivo. Se questo è il modo con cui Bankitalia cercherà di difendersi, Fazio prima di applicarla ha voluto verificare che la sua prima linea di comando, i membri del Direttorio, fossero con lui e pronti a sostenerlo. Così è stato. Tutti i membri del board convocati gli hanno espresso la piena fiducia. Nessuna voce contraria. lI vertice dell'istituto di via Nazionale resta compatto contro l'assalto dei politici all'indipendenza dell'istituto. Ora al Governatore manca solo un altro tassello per rendere solida la sua linea Maginot contro Tremonti. E cioè incassare il sostegno di un organo di secondo livello: il Consiglio superiore. L'unico può provocare le dimissioni o la revoca di Fazio. I consiglieri sono tredici e sono attesi a Palazzo Kock domani. A loro probabilmente il Governatore riproporrà le stesse argomentazioni esposte ai membri del Direttorio. In quel momento, i tredici, avranno in mano il destino di una storia cominciata questa estate con le intercettazioni disposte dalla magistratura nell'ambito del risiko bancario italiano.La bilancia, però, dovrebe pendere ancora una volta a favore di Fazio. Sulla scia dello stesso copione già visto a luglio scorso. Allora il Consiglio superiore fu convocato nel pieno della bufera. E rinnovò la fiducia a Fazio.