Prodi: «A Roma non abiterei manco morto»
Il Professore attacca la Capitale e rivela: «Io sono davvero padano, nessuno è nato così vicino al Po»
Io manco morto». Romano Prodi è lapidario. Non usa giri di parole. E soprattutto non si prestano ad altre interpretazioni: a Roma, lui, non ci abiterebbe manco morto. Il leader del centrosinistra stava partecipando alla presentazione del libro che ha scritto con la moglie Flavia «Insieme» (non a caso) a Cinisello Balsamo. Il suo intervistatore ufficiale Gad Lerner gli chiede perché ha scelto di vivere a Bologna e in Emilia Romagna. E Prodi spiega appunto che a Roma non ci abiterebbe manco morto. E argomenta: «Sono estraneo - risponde il Professore - a certi ambienti romani. Quando ho finito il mio lavoro io torno a casa. Certo è uno svantaggio perché non fai parte dei salotti e non vieni a conoscenza di certe informazioni. È però un vantaggio nel tener ben ferma la rotta di lungo periodo». Parole che certamente non faranno piacere al sindaco di Roma, Walter Veltroni e non faranno piacere ai romani. Anzi, sembrano ricordare quelle del 1979 del cantante Alberto Fortis che in una canzona («A voi romani»: «Vi odio voi romani, io vi odio tutti quanti, brutta banda di ruffiani e di intriganti, cammuffati bene o male, da intellettuali e santi, io vi odio a voi romani tutti quanti»). Ma Prodi sembra un fiume in piena e spiega anche spiegato i motivi per cui la «Fabbrica del programma», il laboratorio dove si sta scrivendo il piano di governo del centrosinistra, è rimasta a Bologna e non a Milano o a Roma: «Innanzitutto abbiamo trovato un bel capannone. Poi avevo paura che in una grande periferia milanese scomparisse. Alla Fabbrica c'era sempre della gente che veniva ad animare i lavori. Se la mettevamo a Milano o a Roma sarebbe scomparsa». Ma il leader dell'Unione è un vero fiume in piena. E sceglie di replicare anche a un gruppo di leghisti che lo ha accolto contestandolo e issando cartelli con la scritta «Benvenuto in Padania».: ««Non c'è nessuno - ha detto ridendo Prodi - di quelli là fuori che manifestano che è nato più vicino al Po di me. Quando ho incontrato la prima volta Bossi glielo ho detto: tu sei uno svizzero, io sono un padano». Il Professore, visto che si trovava in zona, ha voluto commentare anche le vicende che riguardano la ex Banca Popolare di Lodi. «Dalla vicenda legata alla Popolare di Lodi a soffrirne è soprattutto il Paese, una immagine dell'Italia all'estero fortemente ferita». Quanto all'ipotesi che possa scoppiare una nuova Tangentopoli, il leader dell'Unione allargando le braccia ha semplicemente esclamato: «Spero proprio di no».