Aborto, l'Ulivo voleva rivedere la 194
Un tempo, appena si anni fa. Oggi l'Unione si scandalizza per l'indagine conoscitiva che vuole condurre il centrodestra. Adducendo in pratica che sia una manovra elettorale. Ma nel 1999 chiese invece al governo - in quel caso era l'esecutiovo D'alema - di rivedere la legge 194. E la richiesta era contenuta in un ordine del giorno, proposto da Forza Italia, approvato alla Camera con i voti degli allora Popolari, confluiti poi nella Margherita. A ricordarlo è stato il ministro della Salute, Francesco Storace, nel corso della seconda parte dell'audizione davanti alla commissione affari sociali della Camera che ha appena iniziato proprio l'indagine conoscitiva sulla legge sull'aborto. E proprio a questo proposito, Storace ha detto: «La legge 194 non sarà modificata ma è necessaria attuarla». «Ho apprezzato la partecipazione dell'opposizione ai lavori - ha detto il titlare del dicastero - e la loro presenza massiccia ha legittimato la decisione del presidente Casini». Secondo il ministro «si deve evitare di far passare l'aborto come sistema di controllo delle nascite». Storace ha assicurato un confronto serio con le Regioni e questo, ha detto, si può già vedere dal nuovo protocollo per l'invio di dati sulle interruzioni volontarie di gravidanza. Il fatto che il numero degli aborti sia diminuito negli anni, ha ricordato il ministro, è dovuto all'effetto della legge e «questo è normale che sia accaduto; il problema - ha aggiunto - è che non c'è stata prevenzione». Storace ha anche citato un ordine del giorno dell'onorevole Burani (Forza Italia), votato nel maggio del '99 alla Camera che impegnava il governo D'Alema ad un progetto di revisione della legge 194 considerata obsoleta. «E quell'odg - ricorda - fu accolto. E se lo accogliesse oggi il centrodestra?». L'ordine del giorno, in effetti, venne approvato il 26 maggio di sei anni fa, a due settimane dalle elezioni Europee. Non aveva valore vincolante di fatto, ma di indirizzo al governo. Il testo impegnava anche il governo «ad una più puntuale attuazione delle fasi di prevenzioni e di dissuasione dall'aborto» e definiva la legge 194 «ormai obsoleta, perché vecchia di vent'anni e non più in linea con le mutate acquisizioni della ricerca medico-scientifica», acquisizioni che «creano nuovi problemi etici e deontologici di cui non si può non tener conto». Il testo infine affermava anche che «la più avanzata ricerca tecnico-scientifica ha reso nota la piena sopravvivenza di feti nati nelle ultime tre settimane consentite dalla legge 194 per la praticabilita dell'aborto». Il testo venne approvato con i voti del centrodestra e di larga parte del centrosinistra. Soprattutto i centristi che oggi sono nella Margherita e che oggi si oppongono all'indagine. Tornando all'audizione di Storace, il miniAtro è stato vivacemente contestato. In breve vanno su tutte le furie alcune delle deputate del centrosinistra presenti in commissione: Maura Cossutta del Pdci, Tiziana Valpiana del Prc, le diessine Marida Bolognesi e Grazia Labate che contestano vivacemente Storace, lo interrompono arrivando anche a fischiarlo. Insomma, un piccolo putiferio. «A un certo punto - riferisce Maura Cossutta - Storace stava mettendo in relazione i dati sull'aborto con la natalità e io gli ho urlato: "Non c'entra nulla!". E poi ha parlato della questione del "diritto dei bimbi a nascere" e mi pare evidente dove si vuole andare a parare...». Insomma il punto è sempre lo stesso: nonostante le assicurazioni dello stesso ministro il timore del centrosinistra è che, come sottolinea sempre la Cossutta «l'indagine conoscitiva sia un cavallo di Troia per scardinare la legge 194». O quantomeno per mettere sotto processo i consultori e aprire la strada all'ingresso di associazioni che esercitino sulle donne più che altro un intento dissuasivo.