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«Casini leader? Stava solo giocando»

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Il premier, sullo schema a tre punte, rilancia: «Il leader sarà espresso da chi prende più voti. Sarò io»

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La riprova è arrivata ieri durante la presentazione, presso la sede del Tempo, dell'ultimo libro di Bruno Vespa «Vincitori e Vinti». Ospite d'onore il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, incalzato dalle domande degli altri relatori (oltre all'autore, l'ex direttore della Stampa Marcello Sorgi e il direttore del Messaggero Paolo Gambescia), ha ripetuto quello che sembra ormai essere diventato il «discorso del candidato». Unici «fuori programma» il tapiro consegnatogli da Striscia la Notizia per un video in cui il Tg1 aveva censurato i fischi che gli erano stati rivolti da alcuni contestatori (in serata il programma di Antonio Ricci ha anche mostrato l'immagine del sosia del premier che è stato scambiato per lui a Berlino durante la prima del film King Kong), e le parole pronunciate sullo schema a tre punte. «Non amo la metafora calcistica - ha detto - e non sono convinto che tre punte segnino più di una. Comunque il leader della coalizione sarà chi otterrà più voti». Niente sorprese però, «nel nostro caso il candidato è già chiaro: sarà il sottoscritto». Anche se, ha concluso, «se altri dovessero prevalere, chi è capace di comandare è anche capace di obbedire». Pronto quindi a fare un passo indietro. E se gli si fa notare che Casini ha avanzato la proposta di far esprimere la leadership al partito che proporzionalmente farà registrare la crescita maggiore, Berlusconi risponde sorridendo: «Quello era un gioco». Insomma Casini leader? Una boutade. Per il resto il Cavaliere non si è discostato dal canovaccio classico. Anzitutto una lunga requisitoria contro i comunisti che «in Italia non hanno mai cambiato modo di fare politica»; cioè non hanno mai abbandonato il modello basato sul «ribaltamento della realtà» e sulla «delegittimazione dell'avversario» che arriva fino all'odio. Comunisti che controllano tutti i «gangli del potere» e a cui il presidente del Consiglio non ha nessuna intenzione di consegnare il Paese. Anche perché, spiega, «con loro avremmo molta difficoltà ad essere una piena e totale democrazia e se non proprio in una dittatura avremmo una forma di governo che è una specie minore di democrazia». E a chi gli obietta che i «comunisti» governano in 16 Regioni e in migliaia di Comuni e Province grazie allo stesso voto popolare che lo ha portato a Palazzo Chigi, il premier risponde che tutto ruota attorno ai moderati, che difficilmente si appassionano alle elezioni locali, e a cui rivolge un appello: «Sento il dovere di dire ai moderati che alle Politiche non si scherza più. Anche stavolta si tratterà di fare una scelta di campo tra la libertà e una forma di governo che non lascia tranquilli». Archiviati i comunisti, Berlusconi può concentrarsi su quella che ritiene ormai la sua priorità: comunicare tutto quello che il governo ha fatto in questa legislatura. Fuori dalla solita lunghissima lista delle promesse mantenute - che Berlusconi enuncia bloccandosi improvvisamente («ma solo perché ho finito il fiato») - il tema caldo di questi giorni è quello della legge elettorale. «Finalmente - spiega il Presidente del Consiglio - una legge democratica». E sulle presunte pressioni che, secondo Prodi, la Cdl avrebbe esercitato sul presidente Ciampi, il Cavaliere si fa serio e risponde: «Da parte della mia forza politica non c'è stata alcuna pressione. Pressione che non avrebbe tra l'altro influenzato il Presidente, che ragiona con la sua testa». Piuttosto, aggiunge, «chiedete a Prodi cosa lo ha spinto a fare certe dichiarazioni». Ma legge elettorale significa anche allargamento della coalizione di centrodestra ad altre forze. Berlusconi, che ieri ha rinunciato alla riunione (poi annullata) del Motore Azzurro per incontrare una delegazione della Dc di Rotondi, ha ribadito quella che è da sempre la sua posizione: sì a qualsiasi «cespuglio» che ha intenzione di proporsi come alternativo al centrosinistra. Sì quindi alla Dc, ad Alessandra Mussolini («Pensavamo venisse in Forrza Italia», rivela) e sì, perché no, al Mpa di Lom

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