Caro Direttore, grazie! Le foto pubblicate in questi giorni da «Il Tempo» sono finalmente un tuffo nella realtà.
Potrò essere considerato un macabro osservatore, ma la penso così. Dopo le polemiche sulla opportunità o meno della indagine conoscitiva, ci voleva la doccia fredda delle foto per riportarci alla realtà della legge e dei drammi quotidiani. L'aborto è un omicidio legalizzato allo stesso modo delle altre previsioni legislative su questa materia, legittima difesa e guerra. L'interpretazione che si è voluta dare alla legge 194 è stata quella di individuare un scontro tra vita e morte dei due soggetti: madre e figlio. Il diritto alla sopravvivenza della madre è stato interpretato come un «assoluto» alternativo all'altro. Tuttavia, né allora né fino ad oggi, c'era stata una riflessione compiuta, plastica, evidente, sul bimbo nascente. Le foto completano, con arguzia ed intelligenza, questo grave «gap»! Tutti abbiamo potuto vedere, riscoprire le sensazioni, risvegliare la ragione dinnanzi a quei bambini uccisi. Uccisi ed innocenti. Infatti, diversamente dalle altre previsioni legalizzate dell'uso della violenza, «lui», il bambino, non è in grado di usare violenza verso sua mamma. Non è possibile se non in rarissimi casi, che il bambino possa solo essere la minaccia di morte dinanzi alla quale può essere comprensibile la scelta della legittima difesa. Quei bimbi ripresi nelle foto dimostrano tutta l'umanità, la grazia, l'impeto della vita umana. Qui sta la grande opera civile di quella foto.Proprio perché sappiamo che quel bambino è così vivo e così debole al tempo stesso, e proprio perché ben conosciamo che non potrà mai farci del male che la cultura, la politica, i mass media, lo censurano. Se fosse stato un assassino, un terrorista, lo avremmo visto in foto ogni giorno. Poiché è la vittima viene censurato. Perché? Fin dai primi istanti di vita, si apprende guardando, il legame madre-figlio, la simbiosi. L'amore tra i due inizia e, via via, si rafforza. Il piccolo segue con gli occhi fin dai primi anni di vita tutto ciò che fa la mamma. Si impara, tutti abbiamo imparato il metodo stesso dell'apprendimento guardando e riguardando la nostra mamma. Ancora è così per l'apprendimento quotidiano: guardiamo per imparare. Le foto de «Il Tempo» hanno questo valore: risvegliare lo sguardo, strattonare dal soporifero strumento, toccare il cuore. Grazie direttore, per le mie lacrime, per quella «manina» cocciuta ed audace, per quel corpicino tra dita sconosciute. Anche nelle polemiche delle ultime settimane, moltissimi politici e giornali ci avevano sospinto sulla vacuità delle parole, sul significante. Tu, Caro Direttore, ci hai aiutato ad averne chiaro il significato. Quella foto sono io. E mio fratello. È la stessa forma, la stessa evoluzione che ha portato alla nascita del Bambino Gesù. Sotto Natale quelle foto non sono uno scoop, sono un gesto di carità, una grande sveglia che ha un'utilità sociale e civile, incomparabile. Grazie Direttore. Dopo queste foto voglio vedere chi dirà che l'«io» è inanimato, voglio vedere chi affermerà il «cogito ergo sum», invece del «sum», sono e quindi penso. Come spiegare altrimenti la foto di Samuel? Luca Volontè Presidente dei Deputati Udc Non fatene una bandiera. Non un piccone per discutere. Non usate «Lui» per dividere, per sostenere una ragione contro l'altra. Oggi Luca Volontè, ieri Andrea Pamparana, da giorni molti nostri lettori hanno scelto di fare arrivare a questo giornale le emozioni, i pensieri, le sensazioni provate di fronte a quella foto che continuiamo a ripubblicare su queste colonne. Ieri il ministro della Salute, Francesco Storace, ha accolto il nostro invito ai parlamentari di guardare quella foto, perfino esporla dentro l'aula della commissione Affari sociali della Camera dei deputati che ha iniziato la sua indagine conoscitiva sulla applicazione della legge 194, la legge sull'aborto. A tutti un grazie di cuore, per averci capito. Perché questo volevamo: che ci si fermasse di fronte a un avvenim