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HA FATTO il giro del mondo generando dibattito e scandalo anche «nell'antiabortista» Irlanda.

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La mano che afferra il dito del chirurgo che lo sta operando è quella di Samuel Alexander Armas nato il 28 dicembre del 1999. Michael Clancy, il fotografo autore di questo scatto, stava documentando l'operazione realizzata all'università Vanderbilt di Nashville in Tennessee, ad un certo punto, in maniera del tutto inaspettata, la mano di Samuel uscì dall'utero della madre ed afferrò il dito del chirurgo, il dottor Joseph Bruner. «La foto è straordinaria perchè è una testimonianza di vita. Si sta operando un bambino vivo» ci spiega Felice Achilli, primario di cardiologia presso l'opsedale di Lecco e presidente di Medicina e Persona, l'associazione di operatori sanitari che per prima in Italia pubblicò questa foto. «Quando pubblicammo questa foto - continua Achilli - l'accompagnammo con alcune righe in cui spiegavamo cosa rappresentava e perché avevamo deciso di pubblicarla. Quel testo finiva con questa parole: "La vita è cosa cui val la pena di aggrapparsi, in ogni condizione. L'arte medica ha lo scopo di proteggere questo desiderio per la vita, anche là dove non può essere pienamente espresso"». Sembra infatti impossibile scindere quell'immagine da ciò che rappresenta: il tentativo di un medico di permettere ad un bambino di nascere sano. La schiena bifida, infatti, è una delle cause maggiori di invalidità in età pediatrica. Si calcola che ne sia affetto circa un bambino su 1000. Nella maggioranza dei casi i bambini affetti da schiena bifida presentano malformazioni e difetti di innervazione agli arti inferiori. Quando i genitori di Samuel, Alex e Julie, scoprirono che il loro bambino era affetto da questa malattia rifiutarono immediatamente la possibilità dell'aborto. L'incontro con il professor Bruner diede loro la speranza non solo di portare a termine la gravidanza, ma anche di far nascere un bambino senza malformazioni cerebrali. Bruner sapeva che non poteva mantenere in vita il feto al di fuori dell'utero materno e per questo fu costretto a correggere l'anomalia da «dentro». La fotografia rimane come unica straordinaria documentazione di questo momento di contatto tra il feto e il dottor Brumer. In questi anni l'immagine ha letteralmente fatto il giro del mondo ed è stata definita da qualcuno come la «foto del decennio». Forse però, il titolo migliore è quello della didascalia che accompagnò la foto, pubblicata per la prima volta su Usa Today: «La mano della speranza».

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