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«Spostare a sinistra il programma dell'Unione»

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I punti su cui Rifondazione Comunista è pronta a dare battaglia e, perchè no, a rompere con il resto della coalizione sono già lì, tra le pieghe dei discorsi e delle dichiarazioni di Fausto Bertinotti. Il grido di battaglia è uno solo, «la ricerca dello spostamento a sinistra dell'asse programmatico dell'Unione» (come ha ben spiegato il segretario nella relazione al comitato politico nazionale del partito dello scorso 26-27 novembre). Come questo sarà possibile è tutta da vedere, ma è indubbio che Bertinotti non è disposto a retrocedere su nessuna di quelle che ritiene le priorità del futuro governo. Anzitutto un non secco alla «politica dei due tempi». Secondo Bertinotti, la prima fase del governo, dovrà concentrarsi «sull'elemento della distribuzione del reddito». Via libera quindi «all'aumento delle retribuzioni reali per salari e pensioni» e ad «interventi diretti a colpire le rendite, l'evasione, la speculazione finanziaria». Poi precedenza ad un «intervento demolitorio delle principali norme varate dal governo Berlusconi». Ma la questione principale su cui Bertinotti non vuole assolutamente retrocedere è quella del lavoro. Il problema non è più, come accadde nel 1998, le 35 ore, questa volta la parola da combattere è la «flessibilità». Partendo innanzittutto dal combattere quella legge 30, la legge Biagi, che ha di fatto aumentato la precarietà «Occorre recuperare il rapporto di lavoro a tempo indeterminato» urla Fausto. E aggiunge che una grande partita si gioca sul tema del contratto nazionale di lavoro «punto fondamentale di conflitto aperto con la Confindustria». Se un conflitto riguarda il fronte Confindustria, un altro coinvolge le gerachie vaticane che «spaventate dalla crisi prodotta dalla precarizzazione, prodotta dalle politiche neoliberiste, sembrano preferire il rifugio nella riproposizione di un integralismo che imponga una morale e un costume». Il che, tradotto in azione politica, vuol dire intransigenza nella difesa della legge 194, riconoscimento dei Pacs, «interventi antidiscriminatori nelle differenti scelte nell'affettività e nella sessualità». Ultimo punto, l'iniziativa internazionale che si sintetizza in due parole: Iraq e Palestina. Sul primo fronte la posizione è sempre la stessa, ritiro delle truppe di occupazione come «segno di discontinuità e di uscita dal sistema guerra». Sul secondo il Prc rilancia i «Due Stati per due popoli» senza dimenticare il sostegno ai palestinesi e alle ragioni della pace. Ma Rifondazione guarda interessata anche alla Cina («sempre nella centralità dei diritti del lavoro e delle persone») e all'America del Sud dove Chavez ha già proposto un lavoro comune sui temi del rifiuto della guerra e della globalizzazione neoliberista. Insomma ce ne abbastanza per far rizzare i capelli a molti degli alleati di Bertinotti, chi vivrà vedrà.

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